Sierra Charriba, recensione

Durante la guerra civile americana, ll maggiore della cavalleria Amos Dundee (Charlton Heston) è sollevato dal comando per un errore tattico commesso durante la celeberrima battaglia di Gettysburg e inviato a presidiare un campo di prigionieri di guerra situato in Nuovo Messico. Una volta insediatosi Dundee si ritrova con  una famiglia di allevatori e un’intera colonna di soccorso della cavalleria massacrati da un sanguinario capo Apache conosciuto come Sierra Charriba (Michael Pate). Dundee sfrutterà l’occasione per tornare sul campo di battaglia, allestendo il suo esercito privato composto da truppe dell’Unione, prigionieri confederati guidati dal suo ex-amico e rivale il capitano Tyreen (Richard Harris), diversi scout indiani e una banda di mercenari civili, tutto questo con l’intento di dare la caccia a Charriba sconfinando in Messico per una missione da corte marziale.

L’incursione oltreconfine costerà parecchie vite, gli americani perderanno gran parte delle loro forniture in un agguato degli Apache, costringendo Dundee e i suoi uomini ad un raid in un villaggio presidiato dalle truppe francesi fedeli all’imperatore Massimiliano d’Asburgo con lo scontro sarà inevitabile. Tuttavia sul posto c’è ben poco da saccheggiare e Dundee finirà per condividere alcuni delle sue ultime scorte alimentari con i messicani affamati. Il conto con Sierra Charriba però è tutt’altro che chiuso e verrà saldato definitivamente dopo l’ennesimo sanguinoso scontro, stavolta all’ultimo sangue.

Sam Peckinpah confeziona un western di caratura, diventando uno dei cineasti che hanno contribuito a dare un nuovo input al genere, donandogli uninedita connotazione iper-violenta e rendendo ambiguamente labili quei confini morali che il genere stesso ha sempre teso a delineare con vigore, tranne qualche rara eccezione, aprendo così la strada al western che verrà, quello epico di Sergio Leone e quello all’italiana, fatto di anti-eroi all’insegna del picaresco con simpatiche carogne, pistoleri prezzolati e avidi mercenari.

Note di produzione: il film venne letteralmente massacrato in sala di montaggio per imposizione dei produttori: “Il film divenne famoso anche per i ripetuti tagli che la produzione impose al regista. Questi aveva approntato una prima copia di lavoro di 278 minuti, che fu ridotta con il suo consenso a 156 minuti, eliminando tra l’altro le scene più violente e sanguinose e le numerose sequenze al rallentatore. Dopo gli esiti negativi di una prima proiezione in pubblico, la pellicola uscì nelle sale americane in una versione di 136 minuti e vista l’unanime stroncatura dei critici, la produzione decise contro il volere del regista di tagliare ulteriori 13 minuti. Anche il commento musicale di Daniele Amfitheatrof fu imposto dalla produzione contro il volere di Peckinpah, tanto è vero che la versione uscita in DVD contiene musiche completamente riscritte da Christopher Caliendo”. (fonte Wikipedia)