Alaska: recensione

40170351Jake Barnes (Dirk Benedict) perde la moglie e si trova a crescere da solo i suoi due figli adolescenti Sean e Jessie, il primo alla notizia che si dovranno trasferire per lavoro a Quincy, uno sperduto paesino dell’Alaska, ha un duro scontro con il padre e lo accusa di non prendere in alcuna considerazione la sua opinione.

Jessie (Thora Birch) invece sembra accettare di buon grado la cosa, dopotutto il padre è un pilota di aerei da trasporto, specializzato nel raggiungere zono impervie e pericolose e quello è l’unico lavoro trovato in sei mesi, insomma un’occasione da non lasciarsi sfuggire.

Durante l’ennesima discussione in famiglia, Jack viene chiamato per un trasporto urgente di medicinali, l’uomo parte, ma a causa delle proibitive condizioni metereologiche e del ghiaccio, il suo aereo precipita rimanendo pericolosamente in bilico sul bordo di un precipizio.

In città nessuno sembra credere che Jacke possa essere ancora vivo, solo i due figli non si arrendono e partono per una pericolosa e disperata missione di recupero. Lungo il tragitto libereranno un cucciolo di orso polare catturato da Perry (Charlton Heston) un bracconiere che caccia illegalmente orsi per venderne le pelli al mercato nero…

Il regista Fraser Clarke Heston, figlio di Charlton Heston e specializzato in regie televisive, sua la trasposizione del romanzo di King Cose preziose, si cimenta con un racconto d’ampio respiro dove l’avventura e le splendide location diventano protagoniste e ci racconta un viaggio coinvolgente e  ricco di emozioni.

Il cast vede una giovanissima Thora Birch (Dungeon and Dragons, The Hole)  e un sempre carismatico Charlton Heston  in versione villain.

Alaska è uno di qui film che non si fanno più, o perlomeno non più nello stesso modo, un film d’avventura senza trucchi, adatto a tutta la famiglia e per una volta anche ai più nostalgici. Consigliato per una serata all’insegna dell’avventura e della natura selvaggia.