V per Vendetta, recensione

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Inghilterra 2019, la popolazione è oppressa da un regime che oltre ad una efficiente e spietata polizia segreta, ha il totale controllo sui mass-media, La dittatura non solo mediatica, e la violazione dei più basilari diritti civili, è figlia  dalla necessità di uscire da un periodo buio in cui lo scontro politico ha causato la morte di molti cittadini britannici, coinvolti in manifestazioni di protesta, sfociate in una violenta guerriglia urbana.

Dalle macerie di questi scontri e di una nazione in balia di caos, violenza e terrore sorgerà, alimentando ad arte la paura, un partito neoconservatore appoggiato dal popolo e capeggiato dall’Alto Cancelliere Adam Sutler (John Hurt), che porterà si la pace, ma anche la fine di ogni libertà.

Il regime però finirà per figliare contrapposti estremismi, e cosi Londra diventerà il palcoscenico di una nuova figura mascherata conosciuta come V (Hugo Weaving), che ispirandosi  alle gesta del famigerato Guy Fawkes, cospiratore britannico che tentò nel 1605 di far saltare il Parlamento inglese, seminerà il panico nelle istituzioni, con incursioni mediatiche e attentati dinamitardi.

V durante l’ennesimo atto dimostrativo in un’emittente televisiva coivolgerà nell’azione la giovane Evey Hammond (Natalie Portman), che si ritroverà suo malgrado sospettata di collaborare con il famigerato terrorista, sulle cui tracce il governo ha messo il detective Finch (Stephen Rea), il quale durante le indagini scoprirà lo sconvolgente mistero che si cela dietro la maschera dell’anarchico vendicatore del popolo.

Operazione coraggiosa quella intrapresa da Joel Silver e i fratelli Wachowski,  rispettivamente produttore e registi della trilogia di Matrix, adattare per il grande schermo V per Vendetta, capolavoro di Alan Moore (Watchmen) e David Lloyd. I fratelli Wachowski scrivono la sceneggiatura e lasciano che a dirigere il film sia l’esordiente James McTeigue (Ninja Assassin).

Il risultato è davvero notevole, contenuti, intenti e spessore del fumetto originale se pur adattati alle necessità del grande schermo non si perdono nel vuoto, l’intrigante messinscena visiva e il look dark, che in alcune sequenze ricorda molto i  migliori lavori di Alex Proyas (Dark City, Il corvo), lasciano il segno creando un’immersiva e intrigante location da futuristica e cupa realtà alternativa.

Il cast sfoggia oltre al veterano Stephen Rea, un’intensa Natalie Portman, e il sempre efficace Hugo Weaving, mr Smith in Matrix e Elrond il signore degli elfi nella trilogia dell’anello di PeterJackson, che stavolta punta tutto su voce e postura visto che impersona V, l’anti-eroe perennemente mascherato.

V per vendetta si dimostra al pari di Watchmen, 300 e Sin City il meglio del cinefumetto nel senso più nobile e coinvolgentte del termine, insomma un’ottimo esempio di come adattare dignitosamente le blasonate graphic-novel.