Recensione: La felicità porta fortuna-Happy go lucky

Pauline, Poppy per gli amici, è una maestra elementare. circondata da amiche che le vogliono bene, e dai suoi adorati bambini. Pauline grazie al suo fare gioioso e coinvolgente affronta la vita di tutti i giorni con grande ottimismo, seguiamo le sue vicissitudini quotidiane, tra lezioni di flamenco, esilaranti lezioni di guida e serate tra amiche e pub, tutto immensamente e pienamente goduto con la sua passione per la vita che colora anche la più grigia delle giornate, le piccole difficoltà quotidiane affrontate con il coraggio e l’ingenuità di una bambina stupita, una trentenne con una meravigliosa sindrome di Peter pan, o di Campanellino in questo caso, non si può non volerle bene, non  si può, non innamorarsi un pò di lei.

Mike leigh, (il segreto di Vera Drake) ci aveva già ampiamente dimostrato la sua abilità nel tratteggiare la vita della periferia londinese, dei sobborghi, vita vissuta di gente comune, senza timore di affrontare temi ostici e scomodi, per mostrare come l’ambiente che ci circonda ci plasma e ci influenza, nella vita come nelle scelte, l’aveva fatto con il tocco leggero di una regia didascalica, ma pregna di suggestioni visive, sempre sul filo del melò, tra passioni, drammi e voglia di fuga.

Ma la virata stilistica e narrativa di questo nuovo film è repentina, il suo stile realista si immerge nel colorato e fumettoso mondo della commedia,senza dimenticare però i temi sociali, ma alleggerendo la narrazione, catturando l’empatia e l’emotività della protagonista e riuscendo a trasmettercela senza filtri, non appesantendola con una regia invadente, ma sottolineando sorrisi e cogliendo sguardi, tra situazioni imbarazzanti, battute e una recitazione mai, e ribadisco mai un solo minuto sopra le righe.

la Londra grigia e piovosa dei suoi precedenti lavori diventa multicolore e sorprendente con i suoi scorci caratteristici, i mercatini, le librerie, la pimpante colonna sonora già dai titolo di testa colora il film e ci avverte che stiamo per entrare nel favoloso mondo di Poppy, la protagonista che neanche davanti ad uno scorbutico commesso e al furto della sua bicicletta perde le staffe. Ma è la fotografia che aiuta questa virata di Mike Leigh verso un’ottimismo visivo che genera buonumore, anche i costumi, e gli accessori che indossano gli attori, la protagonista Sally Hawkins in primis, hanno quell’aria retrò e  colorata un po’ hippy.

La Hawkins è adorabile in quelle mise un po’ azzardate, con quei ninnoli dal sapore artigianale, ma tutto è cornice per un quadro dalle tinte arcobaleno, un umorismo senza fronzoli, dialoghi semplici, un carattere meraviglioso che si scontra in ogni fotogramma con il pessimismo del prossimo, un’apertura alla vita e alla gente che a volte ci lascia perplessi, ma che forse un pò invidiamo.

E’ questo Happy go lucky, un insieme di esilaranti sensazioni infantili che un pò ci mancano, che ci ricordano il favoloso mondo che Amelie/Audrey Tautou si era costruita, o la leggerezza dei sogni ad occhi aperti di Odette/Catherine Frot  in Lezioni di felicità , ma qui il mondo è affrontato con i piedi per terra, senza fughe oniriche, ma con il coraggio di chi vive la vita attraverso lo sguardo di un bambino. è l’ottimismo e la gioia di vivere a farci sognare e non viceversa.

Mike leigh ci ha nuovamnte spiazzato e sorpreso, grazie anche alla bravissima Sally Hawkins attrice dal carisma incredibile e dal sorriso contagioso, che dire di più consigliato ai pessimisti cronici e come miracoloso e naturalissimo antidepressivo.