La nostra vita, recensione

Claudio ( Elio Germano) è un operaio trentenne che lavora nell’edilizia e vive alla periferia di Roma, in lui è ben radicato il senso della famiglia ed è per questo che con la bella moglie Elena (Isabella Ragonese) ne ha costruita una fatta di piccole soddisfazioni quotidiane e gesti di un amore genuino con cui crescere due figli e sperare in un futuro per il terzo in arrivo.

La vita di Claudio ed Elena scorre sui binari di una quotidianità in cui si confondono piccole perle di tranquillità goduta, con i pensieri e il bisogno impellente di arrivare a fine mese, centellinando le poche risorse affinchè, a piccole dosi,ci si possa togliere qualche sfizio, magari un mobile per il salotto, la tv nuova o una vacanza sognata da anni, per una rigenerante fuga da Last minute.

Come spesso accade la vita però ha ben altri piani e così Elena muore per delle complicazioni post-parto e Claudio perde il suo punto di riferimento, ritrovandosi perduto e incapace di riempire una voragine di dolore troppo grande e troppo profonda, così i suoi figli riceveranno un surplus di amore e attenzioni che porteranno Claudio verso una sorta di patologico tentativo di compensazione materiale, sia della figura materna che della moglie perduta.

Claudio e i suoi figli non dovranno più rinunciare a nulla, loro dovranno avere tutto e lo dovranno avere subito, perchè la vita è breve e il tempo scorre inesorabile, così Claudio farà il passo più lungo della gamba e si troverà invischiato in un affare più grande di lui che lo porterà ben presto sull’orlo del baratro.

A quattro anni da Mio fratello è figlio unico Daniele Lucchetti torna ad esplorare la periferia romana con tratti ancor più dolenti. La nostra vita, presentato quest’anno in concorso al Festival di Cannes, sfoggia un cast affiatato e una regia attenta a cogliere le emozioni portate in superficie da un intenso Elio Germano, che dimostra per l’ennesima volta la sua innata capacità di metabolizzare e trasmettere emozioni forti senza bisogno di alcun filtro, in un coinvolgente mix di spontaneità e recitazione che danno alle sue interpretazioni un surplus di credibilità.

Con La nostra vita Lucchetti ammicca ad un cinema che fu, provando a spiegarci che il proletariato come lo si intendeva una volta non esiste più, si è involuto in qualcosa d’altro, ha perso molti dei valori primari che una volta ruotavano intorno a famiglia e lavoro, tutti i personaggi che popolano il microcosmo in cui si muove il protagonista ci raccontano di una realtà che potremo ritrovare in molte città italiane, in cui tra molti che sopravvivono, alcuni vivono perennemente al di sopra delle proprie possibilità, sempre in cerca del guadagno facile e soprattutto veloce.

La nostra vita colpisce nel segno ed emoziona, grazie ad un cast affiatato, una regia solida ed un protagonista in parte che impreziosce tutta la messinscena, mostrandoci finalmente un cinema italiano d’alto profilo, che affonda le proprie radici nel passato, ben consapevole del presente, e soprattutto capace di coniugare contenuti e spessore, con il tanto vituperato intrattenimento.