Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, recensione

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Nicolas è un bambino di otto anni come tanti, la scuola, gli amici, una famiglia che lo ama e un mondo che lo circonda a volte rassicurante, qualche volta un pò inquietante, ma la maggior parte delle volte tanto complicato da doverlo filtrare con lo sguardo colorato, ingenuo e un pò magico che solo un bambino possiede.

Nicolas ha una mamma ed un papà afflitti da piccole nevrosi, poi c’è  la scuola con la maestra severa, ma gentile, la terribile supplente, il bidello da prendere in giro, gli amici con cui condividere le avventure di pomeriggi fatti di club segreti, parole d’ordine,e misteriose pozioni magiche che rendono invincibili.

Così  in questo mondo sospeso tra realtà e fantasia, la favola di Pollicino diventa una storia vera, un meccanico diventa un gangster da ingaggiare per rapire un presunto e scomodo fratellino in arrivo, e una scampagnata nel bosco un incubo da cui fuggire a gambe levate..

Una piacevolissima sorpresa questo piccolo, fumettoso e colorato film francese, che senza pretesa alcuna lascia che sia il mondo dei bambini a parlare, sempre filtrato da un occhio adulto capace ancora di metabolizzare con efficacia ricordi e suggestioni infantili. Il soggetto è della coppia Goscinny & Sempè, il primo autore di fumetti e fine umorista, tra i suoi lavori i comics Lucky Luke e Asterix, il secondo è un famoso illustratore, entrambi hanno collaborato alla realizzazione della fortunata serie di libri per bambini Le petit Nicolas da cui è tratto il film.

Il regista Laurent Tirard a cinquant’anni dalla nascita del personaggio, propone quaesto delizioso adattamento in cui tutto è perfettamente in tono con l’aria sbarazzina del piccolo protagonista, una voce narrante perfettamente integrata nella messinscena, tutti i personaggi dotati di una spassosa e ricercata bidimensionalità con ritmi perfetti e ruoli ben definiti, e poi gli anni ’50 tanto colorati, stilizzati e ammiccanti da sfoggiare il look irresistibile e nostalgico di cult televisivi come l’americano Happy Days, ma anche l’ingenuità e la leggerezza del nostrano Gian Burrasca.

Il piccolo Nicolas e i suoi genitori dopo aver sbancato i botteghini in patria ha goduto di un passaggio sugli schermi del prestigioso Festival del Cinema di Roma, speriamo che il suo transitare nelle sale italiane non passi inosservato di fronte a tanti titoli di richiamo, perchè il film di Tirard resta un piccolo e anomalo oggetto prezioso che vale sicuramente una visione.