Recensione in anteprima: La Duchessa

Inghilterra 1774, la bellissima e giovane Duchessa Lady Giorgiana Spencer (Keira Knightley), ormai in età da matrimonio convola a nozze con il Duca del Devonshire William Cavendish (Ralph Fiennes), lei diventa l’idolo della nazione, affascina per stile ed eleganza e fa, come si direbbe oggi, Tendenza, lui Si scopre gelido consorte con problemi psicologici notevoli, seguono le classiche diatribe coniugali ed eredi maschi che non arrivano.

La vita matrimoniale tanto sognata ed idealizzata si rivela vera delusione per la giovane Duchessa, scoprendo che l’amante del marito, è la sua amica e confidente Lady Bess Foster (Hayley Atwell) che lei stessa ha portato in casa sua. Il menage a trois tipico dell’epoca va stretto all’anticonformista donzella che vendicativa si scopre infatuata del Conte Charles Grey (Dominic Cooper), a cui però rinuncerà per amore filiale. Il finale lo lasciamo scoprire a voi, aggiungiamo solo nulla di nuovo sotto il sole d’Inghilterra.

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Cinepanettoni parte I: le origini

Il cinepanettone non è un’opinione, ma un fenomeno di costume. Il fenomeno, che è culminato con il conio di un termine apposito per la sua stessa definizione, nasce nel lontano 1983. Cosa si intende per cinepanettone?

Trattasi fondamentalmente dei film natalizi che la coppia Boldi-De Sica ci regala da tempo immemore; il loro connubio, consacrato da anni di collaborazione e recentemente sciolto, scioglimento che ha causato il cordoglio di molti e l’indifferenza dei più, ha dato vita a questo nuovo genere, nato con l’ancestrale Vacanze di Natale del 1983.

Il termine, nato più tardi, indica più che un genere, una formula estremamente ripetitiva di trama, accompagnata dall‘onnipresenza dei protagonisti e da incassi importanti al botteghino nelle sale di tutta Italia.

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Gabriele Salvatores: cineasta da romanzo

Prima di dare fondo alle notizie, e sono molte, raccolte per questa monografia, spendiamo due parole per uno dei più originali e spiazzanti registi italiani, Gabriele Salvatores, che con il suo Mediterraneo, ha rappresentato l’Italia nel mondo accaparrandosi un Oscar, ma non si è mai adagiato sul filone che lo ha così tanto gratificato, non ha soffiato su un fuoco per goderne fino all’ultimo il calore creativo, ma ha rischiato, esplorato, sperimentato generi, concetti, suggestioni, a volte con risultati discutibili, ma mai risultando banale, mai propinandoci una minestra riscaldata e in tempi pre-Gomorra, artisticamente aridi, ogni suo film innescava nuove domande, esplorava nuove strade, sempre con un’impronta registica immediatamente riconoscibile.

Salvatores nasce a Napoli il 30 Luglio del 1950, ma è Milano dove si trasferisce giovanissimo che lo forgia artisticamente, diploma al liceo Beccaria e poi il teatro, palestra di  anima e concetto, e Salvatores prima si iscrive all’Accademia del Piccolo Teatro, poi cresciuto e artisticamente maturo fonda il Teatro dell’Elfo è il 1972, dove saggia le sue capacità, dirigendo diversi spettacoli, che per contenuti e concezione visiva venivano allora definiti d’avanguardia, un’esperienza che porterà avanti fino al 1989.

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Scott Derrickson: Ultimatum ad Hollywood

Scott Derrickson è uno di quei registi poco conosciuti, ma dotato di una tecnica notevole nonchè di una predisposizione registica per il fantastico, genere in questo caso inteso nel più ampio significato possibile toccando cioè tutti i generi che ad esso si legano o che ne sono debitori, come l’Horror, il thriller sovrannaturale, o la fantascienza.

nel suo curriculum scolastico abbiamo  studi  di teologia, comunicazione e cinema presso la Biola university in California, seguiti da un master presso la USC School of Cinematic Arts, il suo esordio dietro la macchina da presa è con il cortometraggio Love the ruins, in veste oltre che di regista anche di produttore e sceneggiatore, e in questa tripla veste lo si vedrà in molti suoi lavori a testimoniare una totale e professionale preparazione che lo contraddistingue.

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Incassi al botteghino: ancora Twilight in Italia, ancora Four Christmases in USA

Nel weekend del 5-7 dicembre, non cambiano sostanzialmente le classifiche degli incassi al botteghino in Italia e in America: in USA domina sempre Four Christmases, con un non esaltante guadagno di oltre sedici milioni di dollari. Alle sue spalle Twilight riconquista la seconda posizione scavalcando Bolt, che rimane saldamente al terzo posto, davanti ad Australia, che passa dal quinto al quarto posto, invertendosi con Quantum of solace, ma non convincendo il grande pubblico (ad oggi ha incassato trenta milioni di dollari, cinque in più di Transporter 3, trenta in meno di Role Models).

Per concludere il quadro dei risultati americani, bisogna sottolineare il tiepido riscontro che ha avuto The Punisher: War Zone, che ha incassato solo quattro milioni e spicci (con una media di 1.703 Dollari a sala). Bene, invece, Cadillac Records che, seppur sia uscito in sole 686 copie, sfiora i tre milioni e mezzo, risultando, della top ten, quello con l’incasso medio più alto (5.023 Dollari di media a sala).

In Italia, svetta ancora una volta davanti a tutti Twilight, che con il milione e centomila guadagnati questa settimana sorpassa in un colpo solo Mamma Mia e High School Musical 3 nei maggiori introiti dell’anno, piazzandosi, con 9.556.998 Euro, alle spalle dei soli Kung Fu Panda ed Hancock. Buon esordio per Saw V, che supera il milione di Euro, che, seppur venga distribuito in 272 copie (132 in meno del film dei giovani vampiri e 170 in meno di Bolt), si piazza in seconda posizione, proprio davanti al cartone della Disney. Scende in quarta posizione Nessuna Verità, mentre sale in quinta, Solo un padre.

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Successo per il cinema italiano in Turchia e vittoria a Norimberga

Non solo Gomorra: il cinema italiano continua a ricevere apprezzamenti nel mondo, a dimostrazione, che la nostra cinematografia sia ripartita, seppur con tantissime difficoltà. E’ di questi giorni la notizia del grande consenso che ha ottenuto Il Festival del Cinema Italiano ad Istambul e la vittoria di un cortometraggio italiano a Norimberga.

Andiamo con ordine: al festival organizzato da MedFilm Festival e l’Istituto Italiano di Cultura, nella capitale turca, sono stati molto apprezzati i film proiettati dal 29 novembre al 7 dicembre. Gli spettatori, che hanno invaso le sale, hanno giudicato, attraverso schede di valutazione, come film più belli Pa-ra-da, di Marco Pontecorvo e Tutta la vita davanti di Paolo Virzì.

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Recensione: La felicità porta fortuna-Happy go lucky

Pauline, Poppy per gli amici, è una maestra elementare. circondata da amiche che le vogliono bene, e dai suoi adorati bambini. Pauline grazie al suo fare gioioso e coinvolgente affronta la vita di tutti i giorni con grande ottimismo, seguiamo le sue vicissitudini quotidiane, tra lezioni di flamenco, esilaranti lezioni di guida e serate tra amiche e pub, tutto immensamente e pienamente goduto con la sua passione per la vita che colora anche la più grigia delle giornate, le piccole difficoltà quotidiane affrontate con il coraggio e l’ingenuità di una bambina stupita, una trentenne con una meravigliosa sindrome di Peter pan, o di Campanellino in questo caso, non si può non volerle bene, non  si può, non innamorarsi un pò di lei.

Mike leigh, (il segreto di Vera Drake) ci aveva già ampiamente dimostrato la sua abilità nel tratteggiare la vita della periferia londinese, dei sobborghi, vita vissuta di gente comune, senza timore di affrontare temi ostici e scomodi, per mostrare come l’ambiente che ci circonda ci plasma e ci influenza, nella vita come nelle scelte, l’aveva fatto con il tocco leggero di una regia didascalica, ma pregna di suggestioni visive, sempre sul filo del melò, tra passioni, drammi e voglia di fuga.

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Jennifer Connelly

Jennifer Connelly è bellissima, lo era quando ha iniziato la sua avventura nel mondo del cinema, lo è ora, che l’avventura continua, con sempre maggiore entusiasmo. Il suo nome è legato a quello di pellicole come Labyrinth, il film fantastico di Jim Henson del 1986, o a quello di Sergio Leone, che l’ha diretta nel capolavoro C’era una volta in America.

Niente male come inizio, dopo un pre-inizio come modella nel campo della pubblicità; Labyrinth, che sfoggiava un David Bowie in grande spolvero, è un film fantastico, un viaggio in un mondo fantasy i cui tratti inquietanti sono diventati cult.

Collabora, nel 1985, con Dario Argento, recitando accanto a Daria Nicolodi e a Donald Pleasence in Phenomena. Fa uno strano effetto pensarla su un filo diretto che collega un lontano Dario Argento a un certamente più attuale Darren Aronofsky.

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Ultimatum alla Terra: il futuro in bianco e nero

E’ il 1951, gli Stati Uniti del dopoguerra affrontano le proprie paure, il nucleare, il pericolo comunista, paure che solo un genere altro, come quello fantascientifico, lontano dalla realtà eppure cosi profetico e dentro la società, può affrontare.

Washington, davanti alla Casa Bianca atterra un disco volante, ne esce Klaatu, un umanoide. Le sue intenzioni non sembrano aggressive, ma i soldati accorsi per presidiare la zona lo feriscono. Ricoverato in ospedale l’alieno si accorge dell’impossibiltà di portare a termine il suo compito, La missione è comunicare un messaggio ai terrestri da parte di una fantomatica Confederazione Galattica, o il pianeta Terra smette di autodistruggersi con il nucleare e la guerra e si unisce alla Confederazione o lui ed il suo robot Gort saranno costretti ad annientare l’umanità.

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Nina Foch è morta

E’ morta a Los Angeles, all’età di ottantaquattro anni, Nina Foch: l’attrice olandese è deceduta venerdì al Ronal Reagan Ucla Medical Center per complicazioni da mielodisplasia di cui soffriva. A rivelarlo è stato il figlio Dirk De Brito al Los Angeles Times.

Nata a Leyda il 20 aprile del 1924, Nina (che è stata anche assistente alla regia e regista per la tv) è diventata famosa per Executive suite per il quale fu nominata all’Oscar come miglior attrice non protagonista e fu designata vincitrice per il National Board of Review nel 1954 (il film tra l’altro venne premiato con il premio speciale della giuria al Festival di Venezia).

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Rosario Dawson, David Fincher, Sigourney Weaver, Rutger Hauer e Diego Piccioni, novità

Anche se oggi è festa le voci da Hollywood, e non solo, sui nuovi progetti giungono alle nostre orecchie e noi ve le riportiamo. Cominciamo subito: David Fincher sarebbe interessato ad adattare il romanzo di Erik Larson, The Devil in the White City, che vede tra i personaggi il primo serial killer della storia Americana (anche perché Fincher ha fatto dei serial killer un marchio di fabbrica: da Seven a Zodiac, fino a Torso, ancora in produzione). A dichiararlo è lo sceneggiatore Eric Roth.

Capitolo Sequel: in Sin City 2 non reciterà più Mickey Rourke. Lo ha comunicato lo stesso attore dicendosi disinteressato alla parte, che lo costringerebbe ad un make up di tre ore al giorno. Rosario Dawson, invece, assicura la sua presenza nei panni di Gail; Catherine Hardwicke non dirigerà New Moon, il sequel di Twilight, a causa dei tempi di lavorazione ridotti. Voci non ufficiali, invece, parlano di problemi caratteriali (la regista sarebbe troppo irascibile), alla base della separazione; Sigourney Weaver ha confermato di essere interessata a ricoprire nuovamente il ruolo di Dana in Ghostbuster 3 (tra l’altro incontrerà Bill Murray proprio per parlare di questa eventualità).

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