Recensione: Ultimatum alla Terra

La Terra non è nostra, ma di tutti gli esseri della galassia. Noi la stiamo distruggendo, ma non ne abbiamo il diritto: se muore il nostro pianeta, muoiono gli esseri umani, ma se muoiono gli esseri umani, il nostro mondo si salva.

Questo è il messaggio che vuole comunicare l’alieno Klaatu (Keanu Reeves) ai capi della Terra, ma che non ha la possibilità di dare, perché ferito e catturato dagli americani, che attraverso il segretario di stato Regina Jackson (Kathy Bates), decidono di torchiarlo per conoscere tutto su un’eventuale invasione aliena.

L’alieno decide allora di condannare la popolazione mondiale a morte sicura, facendosi aiutare dalla sua guardia del corpo robotica Gort (enorme golem extraterreste capace di mettere fuori uso tutti i mezzi tecnologici e fornito di raggio laser per annientare ogni aggressore). Solo l’intervento della dottoressa Helen Benson (Jennifer Connelly), che vuole convincerlo della capacità dell’uomo di cambiare ,e del figliastro Jacob (Jaden Smith), potranno far cambiare idea all’invasore.

Ultimatum alla Terra (The Day the Earth Stood Still) diretto da Scott Derrickson, è il fantascientifico remake del celebre film del 1951 di Robert Wise che, pur non essendo all’altezza dell’originale, è una soddisfacente denuncia dell’idiozia della razza umana.

Il confronto con l’originale non esiste nei contenuti (anche se alla base l’intenzione pacifista c’è per entrambi, nel primo film siamo negli anni della guerra fredda, mentre in quello attuale i nemici sarebbero i terroristi, ma soprattutto i nemici dell’ambiente), nella forma (qui ci sono effetti speciali sicuramente più spettacolari di quelli dell’originale) e nella storia (Derrickson tralascia alcuni aspetti per trattarne altri), quindi è inutile fare il paragone per giudicarlo.

Valutiamolo, allora, singolarmente: a parte alcuni buchi narrativi coperti con superficialità e scontatezza incredibili (l’empatia tra la dottoressa e l’alieno, l’autopsia e l’interrogatorio all’acqua di rose, il travagliato rapporto tra madre e figlio, la pomata miracolosa, le bolle arca di Noè), il ritmo narrativo è un piacevole susseguirsi di eventi più o meno catastrofici, che utilizza bene gli effetti speciali (niente di così incredibile) e intrattiene per tutta la durata del film. Se a questo aggiungiamo la rappresentazione dell’idiozia del genere umano troppo preso a combattere, troppo sordo per poter ascoltare e troppo arrogante per accorgersi che il pianeta deve essere trattato con rispetto, allora il risultato è sicuramente più che sufficiente.

Concludendo: peccato, che Ultimatum alla Terra non abbia giocato meglio le sue carte (le scene iniziali sono da cardiopalma, il resto un po’ già visto e quindi meno emozionante), perché se fosse stato più curato, si sarebbe potuto parlare di un ottimo lavoro, ma non sviluppandosi appieno, rimane un film da blockbuster, sicuramente da vedere, ma che non passerà alla storia, se non per essere il remake del film del 1951.