Nemico pubblico, recensione in anteprima

la-locandina-italiana-di-nemico-pubblico-public-enemies-134312 []Anni ’30, l’America della Grande depressione affamata e disperata cerca il suo eroe tra le pieghe della criminalità, e sceglie l’anarcoide e affascinante John Dilliger (Johnny Depp), un fuorilegge che edifica la sua fama su un paese in frantumi e in balia della criminalità, e insieme a due altri ricercati, Baby Face Nelson (Stephen Graham) e Pretty Boy Floyd (Channing Tatum), semina il terrore rapinando banche e sfidando apertamente le autorità.

Dillinger come da copione avrà la sua nemesi, l’ambizioso Agente Melvin Purvis (Christiane Bale) che con il suo ufficio investigativo in cerca di un pò di visibilità si scatenerà in un caccia all’uomo senza precedenti, facendo terra bruciata intorno al gangster, pronto ad approfittare di ogni suo piccolo errore e di una certa spavalderia con cui il bandito gioca con stampa ed opinione pubblica facendo proseliti tra la popolazione delusa e frustrata.

Assisteremo ad una lunga caccia fatta di inseguimenti, rapine, sparatorie e tradimenti, sino all’inevitabile finale che consegnerà Dillinger alla storia e ne ammanterà di leggenda nome e gesta, smussandone inesorabilmente l’anima nera e lato criminale.

Il regista Michael Mann racconta Dillinger e lo fa con tutti gli stereotipi del gangster-movie e della leggenda, nessuna rilettura, qualche sconfinamento nel tratteggiare i personaggi, un Dillinger carismatico, sciupafemmine e simbolo di libertà e ribellione al sistema, l’FBI con la legnosità cerebrale tipica dell’autorità e l’arroganza del potere assoluto, insomma Gli Intoccabili allo specchio con ruoli quasi invertiti, ma per fortuna senza eccessive semplificazioni.

Il periodo ricco di pathos  in cui si svolgono i fatti e i meccanismi malavitosi rimangono sullo sfondo, Mann punta sui personaggi, bravo Depp, sottotono Bale, ma non per causa sua, il suo personaggio è sin troppo lineare e non mostra mai il fianco a possibili sfaccettature, la brava Marion Cottilard subisce lo stesso destino con un tipico ritratto di donna da gangster-movie.

Mann rischia molto sul lato estetico, applica il suo tipico sguardo iperrealista su  tutto il film con l’ausilio del nostro Dante Spinotti che firma la fotografia, forse una fotografia nello stile di  Era mio padre di Sam Mendes, sarebbe stata una buona via di mezzo che avrebbe reso il look del film più consono all’ambientazione e in linea con il background iconografico del genere.

Nemico pubblico non dispiacerà affatto al grande pubblico, alcune scelte estetiche potrebbero far storcere il naso a molti, ma la bravura degli interpreti e la classe e dinamicità della messinscena aiutano molto, poi Mann ha un’impronta visiva ben riconoscibile che qui i suoi estimatori ritroveranno.

Peccato solo per il risultato complessivo che manca solo in parte il bersaglio, rimanendo purtroppo lontano dall’epica e dallo spessore di film come Heat-La sfida, ma in quel caso i protagonisti sicuramente facevano e fanno tuttora la differenza.