Lo chiamavano Bulldozer, recensione

Lo chiamavano Bulldozer

In una cittadina ligure approda con la sua barca un ex-campione di football americano soprannominato durante i suoi anni di agonismo Bulldozer per l’imponenza del fisico. e l’abilità nello stendere in un sol colpo schiere di giocatori avversari.

Bulldozer però non ha voglia di ricordare i tempi andati, vuole solo riparare la sua barca in panne e rimettersi in viaggio, lasciandosi alle spalle il periodo delle competizioni sportive abbandonato a causa di una serie di delusioni che lo hanno visto scoprire partite truccate e intrallazzi vari, costringendolo così ad abbandonare un sport che amava, ma in cui non si riconosceva più.

Scoperta la sua identità un gruppo di ragazzotti locali, in procinto di tirare su una scalcinata squadra di football americano, cercano invano di convincere Bulldozer a fargli da coach, ma lui non ne vuol sapere di tornare in campo.

I ragazzi faranno però un’ottima opera di convincimento supportata da un fastidioso e prepotente gruppo di soldati della locale base americana. capeggiati da un vendicativo comandante, ansioso di regolare un vecchio conto in sospeso con Bulldozer.

Un riuscito assolo di Bud Spercer alias Carlo Pedersoli, Lo chiamavano Bulldozer unisce la ricetta a base di ironia e scazzottate da saloon tipica della filmografia  dell’attore napoletano, ad una cornice sportiva che ammicca al cinema americano, su tutti il classico Quella sporca ultima meta di Robert Aldrich.

Il regista Michele Lupo, veterano con una lunga filmografia che spazia dal peplum al western e che tornerà a dirigere Spencer un anno dopo nel divertente Uno sceriffo extraterrestre…molto extra e poco terrestre, mette in campo tutta l’eperienza  del caso allestendo un’efficace e fruibile messinscena sempre sul filo dell’ironia, mai violenta o volgare, e calata in un intrigante formato Film per tutti.

Due curiosità: Lupo dirigerà ancora Spencer quattro anni dopo in Bomber. film praticamente identico a questo, solo con la boxe al posto del football americano, e alla colonna sonora del film composta dagli Oliver Onions ha collaborato lo stesso Spencer.