La leggenda degli uomini straordinari, recensione

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Una minaccia incombe sul Regno Unito, un criminale dotato di altissima tecnologia bellica, conosciuto come The Phantom, ha deciso di conquistare il mondo minandone la stabilità, il servizio segreto di Sua Maestà decide di interpellare l’unico uomo in grado di gestire una squadra di agenti molto speciali che dovranno fronteggiare la minaccia, l’avventuriero Alan Quatermain (Sean Connery).

Quatermain si troverà a dover guidare un team di vere e proprie leggende, L’uomo invisibile, Dorian Gray, il Capitano Nemo,la vampira Mina Archer, l’agente americano Tom Sawyer e l’outsider dr. Jeckill/ Mr. Hide.

Dopo alcune  incursioni in quel di Parigi, Venezia, Londra e a bordo del leggendario Nautilus del capitano Nemo, lo scontro fianle avrà luogo in una base segreta, tra le cime innevate dell’Asia, dove in una poderosa e memorabile battaglia finale, la squadra di Quatermainn metterà fine all’ambizioso e folle piano di conquista di The Phantom.

Decisamente troppo carica questa seconda trasposizione di una graphic-novel di Alan Moore (Watchmen,V per Vendetta) prima c’era stato il suggestivo From Hell-La vera storia di Jack lo squartatore, certo non mancano ne il divertimento ne la recitazione, Sean Connery miscela abilmente il carisma dell’eroe british alla verve da popcorn-movie, però lo schermo si affolla di troppi personaggi leggendari perchè qualcuno resti veramente memorabile.

La leggenda degli uomini straordinari ha nel suo fascino un pò kitsch il vero punto di forza, il look è una strabiliante mix di passato, presente e futuro con un tocco di fantasy tecnologico che ci trasporta in una sorta dimensione parallela, dove un cortocircuito di letteratura, cinema, tecnologia e supereroi si mescolano in un rutilante e fumettoso meltin-pot.

Il problema è che se nella graphic-novel questo frullatone pop funzionava, sul grande schermo si crea una certa confusione, e se da una parte ci sono sequenze davvero efficaci, dall’altra le regole del blockbuster fanno della pellicola una sfrenata e poco controllata rincorsa all’effetto speciale a tutti i costi, e come è fisiologico. visto l’affollamento, non si riesce a dare coralità al tutto, lascindoci a visione, nonostante l’indubbio impatto visivo, un tantinello insoddisfatti del risultato complessivo.