La guerra di Charlie Wilson, recensione

charlie_wilsons_war

Storia politica e misfatti rigorosamente reali del deputato americano Charlie Wilson (Tom Hanks), la sua passione per donne, alcol e droga, le sue connessioni con il potentato della destra americana, l’approcio creativo alla politica estera, e la sua nonchalance nel maneggiare fondi governativi e intrallazzare amabilmente tra CIA e Congresso.

Sono gli anni’ 80, la Russia imperversa in Afghanistan. i mujaheddin cadono a centinaia sotto il fuoco di fila dei potenti elicotteri da guerra sovietici, l’America sta nel mezzo, è presente, ma senza una vera politica d’intervento o finanziamenti  che siano decisivi nel conflitto, ci penserà Wilson a dare una scossa allo scenario afgano grazie alle sue amicizie nell’Agenzia, e al suo potere nel gestire fondi governativi, fornendo finanziamenti ed armamenti che aiuteranno i mujaheddin nella resistenza contro i sovietici.

Bisogna dire che il regista Mike Nichols (Il laureato,Wolf-La belva è fuori) nell’adattare il libro di George Crile Il nemico del mio nemico, fatica non poco a trovare una dimensione in cui raccontare una storia vera che sembra una parodia, e che sfoggia personaggi tanto surreali che avrebbero potuto con un casting poco oculato, estremizzare la messa in scena già farsesca di per sè.

Cosi Nichols sceglie degli attori dalla vis comica sfumata e dall’ironia sorniona come appunto Tom Hanks e Phillip Seymour Hoffman, che si danno un gran da fare per non eccedere nella caratterizzazione, cosa non semplice con personaggi al limite della macchietta, e mentre Tom Hanks eccede risultando forse troppo contenuto, adattandosi comunque al tono della pellicola, Hoffman dal canto suo osa un pò di più, dimostrando di viaggiare su un altro livello.

Alla coppia si aggiunge una splendida e ritrovata Julia Roberts che sfoggia  un’inedita acconciatura bionda ed un ruolo da donna potente e volitiva che l’attrice padroneggia con gran classe, classe che ritroveremo in formato deluxe nel successivo Duplicity di Tony Gilroy in coppia con Clive Owen.

La politica sul grande schermo non è argomento semplice con cui cimentarsi, alla fine si finisce sempre per mediare, il problema si accentua quando il tema viene affrontato sul limaccioso terreno della satira, Nichols ne esce bene, anche se non del tutto indenne, il film infatti ha tutta l’aria del gradevole compitino ben fatto, non cattivo quanto avrebbe potuto, comunque il cast di gran classe  da una bella mano, e la messisncena sempre in bilico tra farsesco e surreale alla fine paga, e permette al regista di portare a casa un dignitoso risultato.