La città verrà distrutta all’alba, recensione in anteprima

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Ogden Marsh (Iowa), cittadina del midwest  americano decisamente tranquilla, quasi da cartolina, dove le mostruosità e la violenza partorite dalle tentacolari metropoli statunitensi sembrano ben lontane, abbastanza rassicurante da poterci sognare una tranquilla vecchiaia.

1600 anime sotto lo sguardo vigile dello sceriffo David Dutton (Timothy Holyphant) un brav’uomo con una bella moglie, un figlio in arrivo, ed un lavoro tranquillo, almeno sino a quando i segni di una follia dilagante cominceranno a manifestarsi nei sino ad allora tranquiili concittadini, tutto inizierà con quello che sembra lo sfogo di un ubriaco che imbracciando un fucile invade una festosa partita di baseball.

Dutton sarà costretto ad ucciderlo onde evitare che l’uomo gli spari, ma lo sceriffo non avrà nemmeno il tempo di lasciarsi andera ai sensi di colpa per un atto necessario, perchè a quel gesto ne seguirà un altro ed un altro ancora, gesti inconsulti, folli e sempre più violenti messi in atto da cittadini sino a quel momento irreprensibili,

La risposta alla misteriosa ondata di virulenta e violenta pazzia è un aereo precipitato nella zona circostante la cittadina, che ha causato la contaminazione della falda acquifera liberando una micidiale tossina dai devastanti effetti psicotropi, naturalmente a contenere l’epidemia interverrà l’esercito che metterà la cittadina in quarantena, creando se possibile ancor più caos, terrore e distruzione.

All’origine di questo dignitoso e a tratti sorprendente remake l’omonimo film di George A. Romero del 1973, quest’ultima pellicola non certamente paragonabile alla miglior filmografia del regista del cult La notte dei morti viventi, ma un vero manuale pratico per filmaker low-budget e apripista per tutta una serie di film di genere a venire, che misceleranno la fobia/follia batteriologica con scenari catastrofici, come il nostrano Incubo sulla città contaminata di Umberto Lenzi tanto per citarne uno.

Il regista Breck Eisner, nel curriculum l’avventuroso e non brillantisimo Sahara e un paio di pilot tv tra cui la miniserie sci-fi firmata Spielberg Taken, ha la fortuna di non doversi raffrontare con un capolavoro, e di poter dare un’impronta personale alla messincena senza incorrere negli strali dei romeriani ad oltranza, cosa che Breisner puntualmente fa regalandoci il giusto mix di violenza e tensione, con l’aggiunta qualche sequenza davvero notevole che ne dimostra l’indubbio talento visivo.

La città verra distrutta all’alba quindi non perde assolutamente rispetto all’originale, tra l’altro a supervisionare l’operazione in veste di executive c’è lo stesso Romero, anzi ne da una rilettura intrigante senza sembrare la solita furba operazione di marketing, e per una volta mostrando il lato migliore delle quasi sempre dicustibili e modaiole operazioni remake-reboot, ormai inarrestabile virus, tanto per rimanere in tema, che ha inesorabilmente contagiato il cinema americano di ultima generazione.