Io, loro e Lara: recensione

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Padre Carlo Mascolo (Carlo Verdone) è un missionario che ha passato dieci anni in Africa assistendo al travaglio di un’intera popolazione che vive fame, guerra e carestie come pane quotidiano, e questo ne ha minato la fede che oltremodo vacillante l’ha costretto ad allontanarsi dalla sua missione di vita per tornare in Italia e cercare conforto nella famiglia.

Peggio mi sento, al suo rientro in patria Carlo trova la sua famiglia trasformata in un nevrotico incubo da reality show, il fratello imprenditore con tanti soldi quanti vizi, tra questi la cocaina e il sesso compulsivo, la sorella psichiatra, nevrotica e totalmente in balia di una tipica adolescente emo, e infine  il padre vedovo ed ex-militare in pensione, che sposata la sua giovane badante moldava non solo sembra un adolescente innamorato, ma ha anche creato un clima di risentimento e sospetto in famiglia.

Una tragica morte complicherà ancor di più la situazione perchè nel già instabile quadretto familiare dai precarissimi equilibri, entrerà in scena un nuovo personaggio, la bella e misteriosa Lara (Laura Chiatti) che porterà con sè un bel carico di conflitti.

Carlo Verdone nelle sue ultime pellicole era alle prese con un bella empasse creativa, in cerca di una nuova maturità artistica, prima ha cercato di comiugare  la sua fase riflessivo/cinica con il cinema d’intrattenimento che ne ha contraddistinto le caricature televisive, vedi Il mio miglior nemico, poi ha provato ad accontentare le pressanti richieste del suo pubblico che richiedeva a gran voce un nuovo film ad episodi, accontentandolo ed andando così incontro ad un debacle tremebonda con il pessimo Grande, grosso e verdone.

Finalmente con questo Io, loro e Lara Verdone si avvicina ad un equilibrio che se pur precario fa ben presagire per le future pellicole, un equilibrio che trova ripescando suggestioni ed atmosfere dal suo passato e traendole da un paio di pellicole in particolare, Io e mia sorella e Stasera a casa di Alice che avevano questa punta di amarezza di fondo smussata dai tipici e spassosi tic verdoniani, e tanto delicata da diventare gradevole e indispensabile.

Io, loro e Lara insieme a Io & Marilyn di Pieraccioni rappresentano una valida alternativa all’indigesto e ripetitivo cinepanettone natalizio di De Sica e soci, un’alternativa che per fortuna ogni anno il cinema italiano mette in tavola durante le feste, e che permette allo spettatore oltre che un minimo di varietà,  anche di godersi un pò di cinema italiano quantomeno godibile.

10 commenti su “Io, loro e Lara: recensione”

  1. Sicuramente superiore rispetto al cinepanettone classico, purtroppo, dal mio punto di vista, Verdone non è riuscito con questa pellicola ad entrare in profondità in nessuna delle decine (troppe?) di tematiche affrontate. Il film risulta essere in alcuni punti addirittura noioso e solo la presenza della Finocchiaro in coppia con Verdone rianima un po’ lo spettatore e porta un minimo di risate in un film che non fa ridere ma nemmeno fa riflettere quanto Verdone avrebbe voluto.

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  2. ho visto qusto film in una sala quasi deserta, (come preferisco) e credo che sarà uno di quei film che porterò dentro.
    chi si aspetta carlo verdone romano e cafone resta deluso, è invece uno spettatore di una realtà assurda, che vede gli equilibri personali e le relative realzioni saltate, con conseguente caos. centrale la frase del collega prete, in africa il problema era il cibo, la casa, la benzina, l’acqua, qui sono i sentimenti e le relazioni, sconvolte e corrotte.
    un film che se non fa ridere fa riflettere.
    tema di fondo la felicità, l’infelicità ed il benessere, l’uomo immerso nell’esistenza.
    un neo: non condivisibile a mio avviso la leggerezza con cui si fa passare la dipendenza da droga.

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