I dieci film preferiti da Woody Allen

Tempo fa, Woody Allen (da qualche giorno al cinema negli Usa con Blue Jasmine) aveva scelto tra i suoi film i sei che preferiva.

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Durante un’intervista al Times, addirittura, parlò della sua carriera da regista considerandola fallimentare:

Ho sprecato un’opportunità per cui la gente ucciderebbe. Ho avuto libertà artistica totale. Altri registi non ce l’hanno in tutta la loro vita. E io, con l’opportunità che ho avuto, sono riuscito a fare pochissimo. Di 40 film che ho fatto 30 avrebbero dovuto essere capolavori, 8 buoni film e 2 cose imbarazzanti, ma non è andata così. Molti dei film sono piacevoli per lo standard che c’è in giro, ma guarda quelli che sono riusciti a fare cose meravigliose — Kurosawa, Bergman, Fellini, Buñuel, Truffaut — e poi guarda i miei film. Ho sprecato un’opportunità e posso incolpare solo me stesso.” Lo dice con serenità, senza autocommiserazione, senza voler essere confortato. “Non posso dare la colpa a interferenze delle case di produzione. Ho sempre usato gli attori, le sceneggiature e le musiche che ho voluto. Ho montato i film come volevo. E, comunque, non erano belli.”

Decise dunque di salvarne sei, affermando: “Ce n’è qualcuno meglio degli altri, circa sei, ma è una quantità esageratamente piccola di tutta la celluloide che ho usato. Arrivi a una certa età e ti rendi conto di non essere un grande. Da giovane aspiri ad esserlo, ma poi per un motivo o per l’altro – mancanza di impegno, disciplina o semplicemente genio — non riesci a diventarlo. Gli anni passano e poi te ne rendi conto: ‘Sono un tipo mediocre’. Ho fatto il meglio che ho potuto.”

Questi sei sono: “Zelig”, “La rosa purpurea del Cairo”, “Mariti e mogli”, “Pallottole su Broadway”, “Match Point” e “Vicky Cristina Barcellona”.

A distanza di qualche tempo, è emersa la lista dei film che Woody Allen preferisce. Film di altri registi, che probabilmente invidia. Ecco quali sono:

– I quattrocento colpi (Truffaut, 1959)
– 8 ½ (Fellini, 1963)
– Amarcord (Fellini, 1972)
– Ladri di biciclette (de Sica, 1948)
– Quarto Potere (Welles, 1941)
– Il fascino discreto della borghesia (Bunuel, 1972)
– La grande illusione (Renoir, 1937)
– Orizzonti di gloria (Kubrick, 1957)
– Rashomon (Kurosawa, 1950)
– Il settimo sigillo (Bergman, 1957)
– I racconti della luna pallida d’agosto (Mizoguchi, 1953)
– La donna che visse due volte (Vertigo) (Hitchcock, 1958)