Frank Miller, il lato oscuro del cinefumetto

Frank Miller è quello che si definisce un innovatore, spartiacque tra il vecchio modo di concepire il fumetto e il nuovo approccio, quello piu’ ritmato e moderno delle odierne graphic-novel.

Miller è riuscito in questi anni anche grazie all’avvento del digitale e di software potentissimi a trasporre su pellicola il suo talento dark e visionario, quel talento che ha colpito la fantasia di registi come Tim Burton e  Chris Nolan con i loro Batman cupi e violenti.

Frank Miller nasce il 27 Gennaio 1957 a Olney cittadina del Maryland (USA), dopo essersi fatto le ossa alla Marvel lavorando sul personaggio di Spiderman, la sua carriera ha una improvvisa e repentina escalation, quando comincia ad occuparsi del personaggio di Daredevil, per il quale crea da zero l’eroina Elektra che lo renderà famoso tra i cultori del fumetto supereroistico.

Daredevil con Ben Affleck e lo spin-off Elektra con Jennifer Garner riprenderanno lo stile del disegnatore, non avendo però molto successo ai botteghini.

Dopo aver contribuito alla rinascita di Batman con le storiche tavole de Il ritorno del cavaliere oscuro, si approccia al mondo del cinema rimanendone irrimediabilmente deluso, rendendosi conto, personalmente, della mancanza di libertà creativa di cui soffre Hollywood, in balia di produttori e regole di marketing che ne snaturano opere e idee.

I problemi di Miller con lo showbiz nascono da due sceneggiature commissionategli per i due sequel del Robocop di Verhoven, ma il suo lavoro verrà irrimediabilmente rimaneggiato tanto da far infuriare il disegnatore che chiederà, senza essere accontentato, di non essere accreditato, ma Robocop 2 e 3 usciranno con il suo nome in bella mostra e risulteranno dei flop.

Miller tenta con successo la strada del fumetto indipendente, creando due opere cult, Ronin, le gesta di un samurai fantascientifico e Sin city, comics intrisi di passione cinefila e con tratti altamente splatter, un mondo di eroi negativi, angeli caduti in cerca di riscatto ma drogati di violenza, due opere assolutamente geniali nel loro nichilismo estremo.

I primi film a contenere l’effetto Miller, dopo i già citati Daredevil ed Elektra, saranno i due Batman di Tim Burton e i successivi due di Chris Nolan. in questo caso l’arte di Miller funge da suggestione, nelle quattro pellicole c’è tutto il Miller-pensiero, e le visioni ultradark e goticheggianti dei due registi, Burton con la sua fiabesca ridondanza e Nolan con la sua epicità da tragedia, in entrambe il bene ed il male assumono tonalità poco nette e trasformano i protagonisti in ambigui giustizieri.

Nel 2005 il mondo di Sin city prende forma sul grande schermo grazie ad una innovativa commistione cromatico/digitale che trasforma il film di miller in un vero fumetto vivente, qualcosa di nuovo e talmente innovativo che spiazza la critica più ortodossa, ma il terzetto alla regia Miller-Rodriguez-Tarantino sforna una pietra miliare che segnerà l’avvento di una nuova visione cinematografica.

Nel 2007 è la volta di 300, cupissima e violenta graphic-novel che ricalca la tecnica di Sin city, nuovamente tavole disegnate che prendono vita, fotografia che vira sul bianco e nero, personaggi iper-muscolarizzati e testosterone alle stelle per questo piccolo esercito di spartani impegnati in un’impossibile battaglia epocale dalla fine annunciata, ma questi proto-marines armati di scudi e lance sono già leggenda, dirige Zack Snyder.

Mentre sono in pre-produzione il secondo e terzo capitolo di Sin city, Frank Miller è già nelle sale con the spirit, un nuovo cinefumetto, stavolta i personaggi non sono suoi, Miller dirige e sceneggia, protagonista un supereroe mascherato che torna dall’aldilà  per difendere una città in preda al crimine, toni da noir e personaggi sopra le righe per l’ennesima opera visionaria che è già Cult.