Recensione : Batman – il ritorno

Qualche anno dopo il celebre debutto arriva sul grande schermo un sequel di tutto rispetto per il primo Batman – il film: Batman – il ritorno. I nomi principali, fatta eccezione per quello di Jack Nicholson, sono sempre quelli: Michael Keaton nel ruolo del Cavaliere Oscuro e Tim Burton alla regia.

Stavolta abbiamo qualche interessante new entry: Michelle Pfeiffer nel ruolo di Catwoman e un sensazionale Danny de Vito nei panni di un altro storico, acerrimo nemico di Batman: il Pinguino.

Un ritorno in grande stile, non c’è che dire. Nel cast abbiamo anche un elegante Christopher Walken, nei panni del principale della timida Selina Kyle, Max Shreck, che presto vedrà la sua dipendente mutare nella sinuosa Catwoman.


Il film è composto da diverse vicende che si intrecciano: Oswald Cobblepot, al secolo il Pinguino, a capo della gang del Triangolo Rosso, riesce a farsi strada nella gerarchia politica di Gotham City, aiutato dall’ambizioso Max Shreck.

Nel frattempo Selina Kyle scopre delle parti di sè delle quali neanche concepiva l’esistenza; e da una quasi-morte rinasce una seconda volta, forte delle sette vite date in dotazione ai gatti, l’animale in cui massimamente si identifica.

Lentamente emergono anche i veri intenti di Oswald, concentrati in una diretta e serrata aggressione a Gotham City. E Batman, poveretto, si trova a dover gestire tutto, nemici che si ammassano di qua e di là, e l’ambiguo rapporto con la donna gatto.

Ci troviamo di nuovo di fronte alla gotica Gotham City di Burton, il blu scuro la fa da padrone, e la flemma di Bruce Wayne è rimasta invariata; davvero non riesco ad individuare quelle che sono le reali innovazioni rispetto al primo capitolo, al di là dell’ovvio cambiamento di trama.

Stavolta il tutto è condito con una buona dose di freddo e di bianco: la storia si svolge nel periodo natalizio, il Pinguino si trova a suo agio solo nel ghiaccio più secco, cristallino e a modo suo protettivo.

Tuttavia spiccano altri confronti: anch’io penso che Halle Berry sia bellissima, e forse se fosse l’unica Catwoman della mia vita riterrei che lei è la migliore e l’unica. Ma purtroppo Michelle Pfeiffer si è inteprosta tra noi due.

Michelle è una Selina Kyle sinuosa, perfetta, sexy e allo stesso tempo elegante, non sfocia mai nella volgarità, in quanto i suoi movimenti sono realmente associabili a quelli di un gatto.

Vi risparmio tutto il discorso sulla preparazione atletica di Michelle in vista di impersonare Catwoman, per enfatizzare il risultato: se non l’avete già vista, è assolutamente da vedere, altrimente da rivedere, al cento per cento.

Anche il Pinguino è veramente notevole: cattivo, anche se traumatizzato: la sua drammatica origine, l’abbandono, l’hanno reso infuocato, pieno di ira e di rancore incontenibile. Più mostruoso rispetto al Joker, più istintivo e aggressivo, propenso all’esplosione e allo stritolamento manuale (con le pinne!) del nemico.

Batman è sempre Batman, ed è una certezza, una fonte di sicurezza in un terreno drammaticamente pieno di nemici: sembra quasi un’opera teatrale, un palcoscenico in cui si avvicendano personaggi diversissimi l’uno dall’altro.

Si tratta di una sorta di conclusione della serie di Batman che vede l’accoppiata Burton/Keaton, più che degno sequel del suo predecessore, anche se forse la mancanza di un mostro come Nicholson alla fin fine un pò si fa sentire.