Recensione : Batman Forever

Eccoci arrivati al terzo appuntamento con il mitico uomo pipistrello, stavolta con un bel turning point, ma anche con alcuni punti saldi di contatto. Tutto, a partire dai colori, sembra infatti rinnovato, ma un filo di continuità c’è: Tim Burton.

Questi figura infatti come produttore della pellicola, dando quindi implicitamente la benedizione a Joel Schumacher, che ha diretto Batman Forever nel 1995.

Il cast, dicevo, è tutto nuovo: Batman non è più un introverso Keaton, ma un “bello per giovani”, almeno per quel lontano 1995: Val Kilmer, già notato da Schumacher nel 1993 sul set di Tombstone, in cui vestiva i panni del malaticcio Doc Holliday.


Pensate che è stato proprio Michael Keaton a rifiutare di tornare a impersonare il ruolo di Batman! Il motivo è presto detto: non gli piaceva il taglio che avrbbe avuto il nascituro, nuovo Batman.

Troppo colorato, troppo poco problematico, troppo action-oriented, troppo poco tormentato dal terribile passato. Mi viene in mente che con Batman Begins c’è decisamente stato, in questo senso, un ritorno al passato. Non divaghiamo.

Batman si trova quindi in una Gotham meno gotica e meno oscura, ma non per questo più sicura: i nemici, come tradizionalmente succede nella saga del Cavaliere Oscuro, sono micidiali e interpretati da attori dalle grandi qualità e fama.

Tanto per dirne uno: Tommy Lee Jones è Harvey Dent, il procuratore distrettuale. Sfigurato dall’acido impazzisce, e matura una pericolosa ossessione per il doppio, fino a divenire il terribile Due Facce. Dent contribuirà, con un gesto definitivo, alla nascita di Robin, sotrico compagno di un Batman d’altri tempi.

Dent irrompe infatti durante uno spettacolo al circo, uccidendo tre dei quattro componenti di una famiglia di trapezisti (padre, madre e due fratelli). Indovinate chi è il terzo sopravvissuto? Esatto: Dick Grayson (Chris O’Donnel)! E indovinate chi se ne prende cura? Va bene, basta con gli stupidi indovinelli.

Ovviamente è Bruce Wayne che si prende la briga di portare seco Dick, il quale giungerà a scoprire il segreto del suo tutore; quando questo succede, Dick viene trascinato dentro i segreti indicibili di Bruce Wayne, e diventerà Robin.

E i nomi non sono finiti. Jim Carrey interpreta magistralmente Edward Nygma, frustrato scienziato della Wayne Enterprises, che riesce a inventare un dispositivo che riesce niente meno che a manipolare le attività cerebrali.

Costui non perde tempo, e del resto, chi si somiglia si piglia: si coalizza subito con Due Facce/Dent, diffondendo le funzioni del suo apparecchio e minacciando Gotham City con i suoi inquietanti indovinelli nella sua nuova veste di Enigmista.

E di danni, l’accoppiata, ne fa più del previsto: arrivano infatti alla distruzione della Batcaverna condendo il tutto col rapimento della Dottoressa Chase Meridian (Nicole Kidman), attuale fiamma di Bruce.

In sostanza abbiamo un film discreto, delusione per molti degli amanti dei primi due, ma considerabile come un altro punto di vista, un’interpretazione alternativa al Batman gotico che ci ha regalato Burton.

A me è piaciuto molto l’Enigmista e molto poco Robin, con cui non ho mai avuto un gran rapporot, neanche ai tempi dei tempi. Devo avere un’idiosincrasia con i gregari dei supereroi, chissà…