Festival di Venezia dalla quarantunesima alla cinquantesima edizione: cos’hanno in comune Francis Ford Coppola e Paolo Villaggio?

Lo scorrere del tempo è scandito dall’alternarsi di colori divesrsi, sulla laguna; il colore del cielo, il colore degli occhi dei turisti, il colore dei sentimenti che aleggiano nell’aria e che lasciano una traccia invisibile ai più, ma dura a scomparire.

Io raccolgo tutto quello che succede qui, come se fossi uno spazzino. Mi muovo furtivo, aspettando che in giro non ci sia nessuno, con un sacchetto che non cambio mai, tanto la capienza è praticamente illimitata: le emozioni non hanno un peso fisico, almeno parlando in modo tradizionale.

Mentre passo attraverso la folla di questa meravigliosa mostra, di questa ricorrenza finalmente annuale, mi rendo conto che mi piace essere circondato dalle persone, aò fine di avere l’impressione che gli sguardi mi si posino addosso, che realmente qualcuno stia cercando me, invisibile testimone, fin dalla prima edizione, di questa eccitante atmosfera.


E’ veramente bellissimo, ma tante cose sono cambiate rispetto agli inizi. Siamo adesso nel 1983, e il direttore è Gian Luigi Rondi. Quanti ne ho visti, di questi direttori. La mostra si fa più strutturata dal punto di vista dell’organizzazione, mentre la giuria è composta da soli autori, come il grande Bernardo Bertolucci. Quest’anno la vittoria va a Vince Jean-Luc Godard con Prénom Carmen, l’anno dopo Krystof Zanussi con L’anno del sole quieto, mentre nel 1985 tocca a Agnès Varda con Senza tetto né legge.

Il tempo sembra scorrere più velocemente rispetto a quando tutto è iniziato. C’è anche più gente, e tutto è più colorato, in qualche modo. Ci sono tante sezioni, che non rieso a seguire tutto quello che voglio vedere. Mi è piaciuto troppo Zelig di quel matto di Woody Allen, o quella meraviglia cyberpunk che è Blade Runner di Ridley Scott, ma anche C’era una volta in America di Sergio Leone. Belli, belli, belli, anche se alcuni fuori concorso.

Poi arriva Guglielmo Biraghi. Lui è una vera mente aperta, appassionato di viaggi e di culture diverse. Inutile dirlo, porterà in quella direzione anche il festival, e questo viene apprezzato sia dgli esperti che dal pubblico. Il suo esodio alla direzione del festival è stato emblematico: hanno partecipato India, Libano, Svizzera, Norvegia, Corea e Turchia.

Nel 1988 mi sono visto il controverso L’ultima tentazione di Cristo, di Martin Scorsese, un film in cui vediamo un Gesù tratto dai vangeli apocrifi. Il film fa parlare di sè, creando scandalo sia in USA sia in Italia; tuttavia la sua proiezione viene effettuata regolarmente.

Oltre a questo, il 1988 ci fa scoprire un giovane Pedro Almodóvar e presenta al mondo uno dei maggiori successi comici della storia, Un pesce di nome Wanda di Charles Crichton, e non solo: ve lo ricordate oltre a Chi ha incastrato Roger Rabbit? E’ un mitico mix di recitazione ed animazione di Robert Zemeckis. Il Leone d’Oro va Ermanno Olmi con La leggenda del santo bevitore .

I Dieci comandamenti sfondano letteralmente nel 1989, con grande gioia di Krzysztof Kieślowski! E parte della gloria va anche a Nanni Moretti, che presenta Palombella rossa, escluso dalla rassegna ufficiale, ma anche al mitico, terzo capitolo della saga di Indiana Jones, Indiana Jones e l’ultima crociata , sempre di Steven Spielberg, con due grandiosi Harrison Ford e Sean Connery.

Il primo premio tocca stavolta a Città dolente di Hou Hsiao-Hsien, film di Taiwan. E arrivano gli anni novanta. Ho quasi il fiatone, tante sono le cose dette, quelle da dire, e quelle che non dirò mai.

Arrivano gli anni di Lanterne rosse del cinese Zhang Yimou, ma il Leone d’Oro lo prende Urga di Nikita Michalkov. Fermatevi a pensare un secondo quanto sia meglio star lì a discutere se il Leone d’Oro se lo merita un film piuttosto che un altro, meglio che vedere i film censurati, e assistere solo a ciò che viene scelto dal regime.

Non mancano in questi anni gli interventi americani, come quello di Spike Lee , laddove i giovani sono affiancati dai grandi autori affermati, come Martin Scorsese, presente nel 1990 con Quei bravi ragazzi(bellissimo!) e Jean-Luc Godard, che propone Allemagne Année 90 neuf zéro nel 1991.

Nel 1992 Gillo Pontecorvo diviene il curatore della mostra nel 1992, e sarà lui a cercare di fare della città lagunare la capitale degli autori cinematografici, sia radunando fisicamente gli autori a Venezia, sia riempiendo il Festival di giovani.

In questo periodo vedremo alternarsi superstar hollywoodiane come Jack Nicholson, Harrison Ford, Bruce Willis, Kevin Costner, Mel Gibson, Nicole Kidman, Tom Hanks e Denzel Washington, per non parlare dei prestigiosi Leoni d’Oro alla carriera come quello a Dustin Hoffman, Al Pacino, Robert De Niro, Francis Ford Coppola, che nel 1992 ricevette il premio, pensate, a Paolo Villaggio.