Cinderella Man-Una ragione per lottare, recensione

cinderella_man_ver3 []La Grande Depressione investe gli States con tutta la sua ferocia e spietatezza mentre il puglie irlandese Jim Braddock (Russell Crowe) si ritrova lontano dal ring a sperare in una risalita della china per la sua carriera impegnato a manterner la sua famiglia sbarcando il lunario con lavori saltuari.

Il destino però ha un regalo in serbo per il tenace pugile, grazie ad un forfait dell’ultimo minuto Braddock  ha una seconda chance con un avversario d’alto profilo, l’incontro lo riporterà in auge e gli permetterà uno stile di vita che per molti americani è solo un ricordo.

Guai economici e fisici ne mineranno nuovamente e inesorabilmente la carriera, ma la sua forza d’animo e la sua integrità di buon marito e padre di famiglia lo porteranno di nuovo sul ring a disputare il campionato dei pesi massimi con un avversario con una fama da killer, a combattere e a sopravvivere ancora una volta per la sua famiglia.

Ci voleva un regista come Ron Howard per portare sullo schermo la storia di Jim Braddock, uno dei pugili piu incredibili e sanguigni della storia della boxe, orgoglioso e tenace come solo un buon irlandese sa essere, questo cenerentolo del ring riportò un pò di speranza nei cuori degli americani affranti dalla devastante crisi economica del ’29 e ricompose i frammenti di un sogno americano finito in frantumi.

Coinvolto e coinvolgente Russell Crowe, il suo pugile ha il carisma e la fisicità dei migliori boxeur cinematografici, scenografie di grande impatto, alcuni quartieri di Toronto dove sono stati girati gli esterni della pellicola hanno subito un restyling per un credibile ed immersivo viaggio nel tempo, comprimari di rara efficacia, brava la Zellweger, non delude mai il veterano Paul Giamatti.

Cinderella man ripesca le atmosfere di Rocky e Toro scatenato, le colloca in un periodo che evoca tanta disperazione e un pathos naturale, aggiungiamoci un regista come Ron Howard che ha nella sua elegante convezionalità visiva la carta in regola per mix vincente di sogno americano e biopic sportiva, e ci ritroviamo tre nomination agli Oscar, due tecniche trucco e montaggio ed una come miglior attore non protagonista per Paul Giamatti e ben quattro riconoscimenti assegnati a quest’ultimo tra i quali il prestigioso Screen Actors Guild Award 2005.