Carlo e Enrico Vanzina: fratelli del buonumore all’italiana

Fratelli di nascita, colleghi per professione. Sono Enrico e Carlo Vanzina, soprannominati i “fratelli della commedia italiana”, figli di Stefano, noto al grande pubblico come Steno, regista impegnato in prima linea negli anni d’oro della commedia all’italiana. Enrico e Carlo possiedono grazie al padre, una involontaria memoria storica che gli permette di ricordare il grande cinema in maniera privilegiata. Per i due, riportare a galla i ricordi del passato, non è solo un piacere ma addirittura un obbligo.

Andiamo a conoscere da vicino chi sono realmente i fratelli Vanzina, partendo dal primogenito di Steno, Enrico, nato a Roma il 26 marzo 1949, ottiene il “Baccalauréat” Francese al Liceo Chateaubriand di Roma nel 1966. Si laurea in Scienze politiche a Roma nel 1970, e nel 1971 ottiene una laurea in Sociologia alla Cattolica di Roma.

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Recensione: Il primo giorno d’inverno

Pochi applausi, qualche fischio ed una freddissima reazione degli accreditati per l’opera prima di Mirko Locatelli, Il primo giorno d’inverno, presentato in anteprima nazionale a Venezia nella sessione “orizzonti”.

Il film racconta la storia di Valerio, un adolescente solitario che osserva il mondo dei suoi coetanei stando in disparte. Ha una sorella di dieci anni, un vecchio motorino e due nemici che lo tormentano. Un giorno però gli si presenta una possibilità, finalmente può vendicarsi provando a combattere con le stesse armi del nemico. Ma ad attenderlo troverà solo il dolore e la disperazione.

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In preparazione il sequel di XxX. Vin Diesel c’è

Trattative aperte per il terzo capitolo della saga di XxX. I produttori della Columbia Pictures hanno annunciato la stesura della sceneggiatura del nuovo lungometraggio che dovrebbe assumere il titolo di XxX: The Return of Xander Cage.

Secondo i “rumors” il terzo capitolo dovrebbe riunire gli stessi protagonisti del primo, datato 2002: la star Vin Diesel, che ha interpretato il ruolo di Xander Cage, un esperto di sport estremi arruolato dal governo per missioni pericolosissime ed il regista Rob Cohen, che vedremo tra breve nuovamente all’opera ne La Mummia – la tomba dell’imperatore Dragone, in uscita nelle sale italiane il prossimo 26 settembre.

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Recensione: Silent Hill


Da fan del videogioco, sono un banco di prova difficile, per quanto ovviamente questo possa interessare a attori e regista. Il gioco, per chi lo ha apprezzato, è un’esperienza che lascia il segno. E’ riuscito infatti a scrivere una fetta consistente della storia dei survival horror.

Nel 2006 Silent Hill è diventato un film, diretto da Christophe Gans. La storia non è la trasposizione diretta e fedele di uno degli episodi della serie videoludica, ma cerca, a mio avviso con successo, di portare sul grande schermo l’atmosfera crepuscolare delle sessioni di gioco.

Il film presenta molti elementi tratti dal gioco oltre l’atmosfera, in particolare i mostri, tratti principalmente da Silent Hill 2, la colonna sonora, composta da molti brani tratti dai vari episodi, e l’ambientazione tetra e a tratti surreale.

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Recensione: L’autre

Film drammatico, diretto dal duo Mario Bernard e Pierre Trividic, qui al suo secondo lungometraggio, presentato nella sessione “concorso” della 65ma mostra del cinema di Venezia. La pellicola ci permette di entrare nella vita intima di una donna cinquantenne, un’assistente sociale in depressione, che non riesce più a trovare la stabilità, la serenità.

Anne-Marie, interpretato dalla formidabile Dominique Blanc, vincitrice della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, si separa da Alex (Cyril Guei): lui si aspetta una vita coniugale, lei vuole salvaguardare la propria libertà. Si lasciano senza problemi e continuano a frequentarsi. Tuttavia, quando Anne-Marie viene a sapere che Alex ha una nuova donna, impazzisce di gelosia e sprofonda in un mondo inquietante, pieno di segni e minacce.

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Recensione: 35 rhums

E’ una Parigi nascosta quella che viene ritratta in 35 rhums, pellicola fuori concorso presentata alla 65ma Mostra del cinema di Venezia. La capitale francese non appare visivamente come una metropoli; un condominio semideserto, i vicoli notturni bagnati dalla pioggia, i locali periferici senza insegne luminose ne calca di clienti.

Attraverso questi luoghi, la regista Claire Denis, veterana della Mostra del cinema di Venezia, con Al diavolo la morte, Beau travail, L’intruso, ci mostra una Parigi diversa, in cui si sente la multirazzialità della popolazione francese e la difficoltà dell’integrazione culturale.

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Terza edizione del Festival Internazionale del film di Roma. Apre Tognazzi, chiude Scaparro

Cominciano ad arrivare le prime indiscrezioni circa le pellicole che animeranno Il Festival Internazionale del film di Roma, in programma dal 22 al 31 ottobre. Da padrone la faranno due film italiani che portano rispettivamente la firma di Maria Sole Tognazzi con L’uomo che ama e Maurizio Scaparro che tornerà sul grande schermo con L’ultimo Pulcinella.
Ad aprire la rassegna toccherà all’opera seconda della regista Tognazzi, con una pellicola girata tra il Lago d’Orta e Torino, interpretata da Monica Bellucci e Pierfrancesco Favino, che racconta la vita di Roberto, un farmacista qurantenne alle prese con il lavoro, la famiglia e le donne.

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Recensione: Pa-ra-da

Il lungometraggio che segna l’esordio alla regia di Marco Pontecorvo, si chiama Pa-ra-da; presentato in anteprima a Venezia, accolto calorosamente da pubblico e critica, si appresta ad uscire nelle sale italiane il 19 settembre.

La storia del vero clown francoalgerino Miloud Oukili, dal suo arrivo in Romania nel 1992, poco più che ventenne, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu, all’incontro con i bambini dei tombini, i cosiddetti “bosckettari”. Bande di giovani che vivono come randagi, dormendo nei sotterranei di Bucarest la cui sopravvivenza è legata a furtarelli, accattonaggio e prostituzione.

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Recensione: Il seme della discordia

Il seme della discordia chiude la carrellata dei film italiani in concorso alla Mostra Internazionale di Venezia. Dopo 7 anni di assenza torna alla regia Pappi Corsicato, già noto alle platee festivaliere per lavori come I buchi neri e Chimera.

Veronica (Caterina Murino) è una giovane e bella donna sposata con un rappresentante di fertilizzanti. Un giorno scopre di essere incinta; peccato che nella stessa giornata il marito scopra di essere sterile. Mistero e colpi di scena in un film che racconta il mondo dei sentimenti e delle relazioni umane, senza retorica.

L’idea di questo film nasce da un racconto al quale il regista si è liberamente ispirato: La Marchesa von O di Heinrich von Kleist e al film che circa 30 anni fa ne ricavò Eric Rohmer. La storia, pur risalendo ai primi anni dell’800, contiene diversi temi attuali e facilmente trasportabili all’epoca contemporanea: la maternità e i suoi connessi non sono questioni che col tempo appassiscono.

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Recensione: Le spiagge di Agnès

Les Plages d’Agnès, fuori concorso alla 65esima Mostra internazionale del cinema di Venezia è un’originale autobiografia tra luoghi vissuti e di fantasia. All’età di ottant’anni la regista Agnès Varda decide di filmare le spiagge che ha conosciuto e frequentato. Varda racconta le età della sua vita vagabonda, piena di curiosità, di amici e il grande amore con il regista Jacques Demy scomparso nel 1990.

Di ritorno alle spiagge per l’appunto, che tanta parte hanno avuto nella sua vita, Varda inventa una sorta di cinema auto-documentario. Agnès mette in scena se stessa attraverso stralci dei suoi film, immagini e reportage. Condivide con emozione e senso dell’umorismo il suo esordio come fotografa di scena e innovativa e precoce regista, il suo femminismo, i suoi viaggi a Cuba, in Cina e negli Stati Uniti, la sua vita famigliare e quella da produttrice indipendente. Una donna libera e curiosa.

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Recensione: Rachel sta per sposarsi

Jonathan Demme, autore de Il silenzio degli innocenti che le valse il premio Oscar nel 1992 e di Philadelphia, dopo un periodo di appannamento, ed una presenza a Venezia lo scorso anno con Jimmy Carter Man from Plains, dedicato al tour in Palestina del premio Nobel per la pace americano, sbarca al Lido con una nuova opera in concorso: Rachel getting Married, una finestra aperta sulla famiglia che fatica a comunicare ma cerca a tutti i costi di trovare un’armonia

Quando Kym (Anne Hathaway) fa ritorno nella casa della famiglia Buchmann per il matrimonio di sua sorella Rachel (Rosemarie Dewitt), porta con sé una lunga storia di crisi personali, conflitti familiari e tragedie.

I tanti amici e parenti degli sposi si ritrovano per un weekend di festeggiamenti, musica e amore, ma Kym, giovane donna che cerca di gestire una difficile riabilitazione dalla tossicodipendenza, con le sue battutine taglienti e il suo talento per le scenate esplosive, riesce a catalizzare tutte le tensioni a lungo covate all’interno della famiglia.

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Recensione: Notte da cani


L’amore, la vita, la morte. Ruota attorno ad essi il nuovo film di Werner Schroeter in concorso alla Biennale di Venezia; Nuit de chien (notte da cani), tratto dall’omonimo romanzo del 1943 dello scrittore uruguaiano di Juan Carlos Onetti.

Con Rainer Werner Fassbinder, Schroeter è uno degli artefici del Nuovo Cinema tedesco degli anni ’70 e ’80: il suo capolavoro è Palermo or Wolfsburg, protagonista un immigrato siciliano in Germania, premiato con l’Orso d’Oro alla Berlinale nel 1980.

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Recensione: La terra degli uomini rossi

Arriva alla Mostra, dopo Ozpetek e Avati, il terzo dei quattro film italiani in gara per il Leone di Venezia: Marco Bechis con BirdWatchers – la terra degli uomini rossi. Il regista italo-cileno, già in gara a Venezia con il suo terzo film Hijos-Figli (2001), racconta l’estinzione dei Kaiowa, antica tribù del Sudamerica.

Pellicola ambientata nel Mato Grosso do Sul (Brasile), oggi. I fazenderos conducono la loro esistenza ricca e annoiata. Possiedono campi con coltivazioni transgeniche che si perdono a vista d’occhio e trascorrono le serate in compagnia dei BirdWatchers, i turisti venuti ad osservare gli uccelli.

Ai limiti delle loro proprietà cresce il disagio degli indios. Costretti in riserve, gli indigeni, un tempo legittimi abitanti di quelle terre, conducono una vita priva di qualsiasi prospettiva; molti di loro, spesso i giovani, si suicidano. E’ proprio un ulteriore suicidio a scatenare la ribellione.

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Recensione: Ponyo sulla scogliera sul mare

Ponyo, la paffuta, dolcissima e coraggiosa ultima creazione del maestro giapponese Hayao Miyazaki incanta la quinta giornata di programmazione alla Biennale di Venezia, strappa applausi e ovazioni, regala sogni e speranza in un Festival dominato dal dolore, depressione, violenza e devastazione interiore.
Già grande successo in Giappone, uscito il 19 luglio ha incassato finora 120 milioni di dollari, Ponyo on the cliff by the sea, in concorso, è una favola colorata e tenera destinata soprattutto al pubblico dei bambini, dove il regista mescola La sirenetta e La cavalcata delle Valkirie, temi caldi al disneyano Nemo e allusioni alla cronaca, tsunami e difesa dell’ambiente.
Una cittadina in riva al mare. Sosuke è un bambino di cinque anni che vive in cima a una scogliera affacciata sul mare. Un giorno, mentre sta giocando sulla spiaggia rocciosa sottostante, si accorge di una pesciolina rossa di nome Ponyo con la testa incastrata in un vasetto di marmellata; Sosuke la salva e la ripone in un secchio di plastica verde.

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