Recensione: Pa-ra-da

Il lungometraggio che segna l’esordio alla regia di Marco Pontecorvo, si chiama Pa-ra-da; presentato in anteprima a Venezia, accolto calorosamente da pubblico e critica, si appresta ad uscire nelle sale italiane il 19 settembre.

La storia del vero clown francoalgerino Miloud Oukili, dal suo arrivo in Romania nel 1992, poco più che ventenne, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu, all’incontro con i bambini dei tombini, i cosiddetti “bosckettari”. Bande di giovani che vivono come randagi, dormendo nei sotterranei di Bucarest la cui sopravvivenza è legata a furtarelli, accattonaggio e prostituzione.

Miloud, interpretato per l’occasione da Jalil Lespert, coltiva il folle sogno di entrare in contatto con questi ragazzi induriti dalla loro drammatica esperienza di vita, fatta di scontri, violenze, lutti, pedofilia e droga e di portare nelle loro esistenze la speranza. Attraverso le attività clownesche, la condivisione di tragedie, osteggiato da funzionari corrotti, Miloud riuscirà a creare con i boskettari una vera e propria compagnia circense, portando in scena lo spettacolo nella piazza principale di Bucarest e riportando alla dimensione umana degli esseri che tutti consideravano animali.

Pa-ra-da è il nome dell’affermato gruppo circense che, ancora oggi, porta in giro per l’Europa i propri spettacoli, che vogliono essere un messaggio di amicizia, solidarietà e speranza.

Classico cinema di denuncia, finalizzato ad esaltare i valori umani più alti, Pa-ra-da brucia di autentica umanità, tralasciando ogni opportunismo, mostrando la precarietà di ogni esistenza, senza però rifuggere a lacrime e pietismi.

Impreziosito dalle note di Andrea Guerra, la pellicola, girata tra Bucarest e Parigi, segna l’incontro di due giovani talenti cinematografici, Marco Pontecorvo, figlio del celebre Gillo e Marco Valerio Pugini, produttore esecutivo di livello internazionale, qui alla sua prima produzione.