Recensione: L’autre

Film drammatico, diretto dal duo Mario Bernard e Pierre Trividic, qui al suo secondo lungometraggio, presentato nella sessione “concorso” della 65ma mostra del cinema di Venezia. La pellicola ci permette di entrare nella vita intima di una donna cinquantenne, un’assistente sociale in depressione, che non riesce più a trovare la stabilità, la serenità.

Anne-Marie, interpretato dalla formidabile Dominique Blanc, vincitrice della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, si separa da Alex (Cyril Guei): lui si aspetta una vita coniugale, lei vuole salvaguardare la propria libertà. Si lasciano senza problemi e continuano a frequentarsi. Tuttavia, quando Anne-Marie viene a sapere che Alex ha una nuova donna, impazzisce di gelosia e sprofonda in un mondo inquietante, pieno di segni e minacce.

Adattando il romanzo L’occupation di Annie Ernaux, Bernard e Tridivic, inscenano un psicodramma al femminile che abbandona presto la strada del thriller per inseguire le traiettorie spezzate di un’anima.

L’autre, un film lento, calmo, a tratti violento; la musica, le inquadrature, l’ambiente sobrio, triste e grigio, traducono il mondo angosciante di questa donna, paranoica e violenta, in conflitto con se stessa. E’ proprio vero che la passione e l’ossessione, a volte ci spingono a superare i limiti, anche quelli a noi sconosciuti.