B-cult, Dalla Cina con furore

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Oggi un B-cult d’eccezione per la rubrica dedicata a piccoli film che hanno fatto la storia del cinema, in questo caso parliamo di uno dei kung-fu movie per antonomasia, Dalla Cina con furore di Lo Wei, capostipite della trilogia che segnò nascita, escalation e scomparsa di uno degli attori/atleti più amati e rispettati di sempre, Bruce Lee.

La storia narra la ribellione del giovane Chen alla sopraffazione perpetrata durante l’occupazione giapponese nella Shangai di inizio ‘900, vendicando il suo maestro morto in circostanze misteriose, e che Chen scoprirà essere stato vittima di una ritorsione da parte di una scuola d’arti marziali giapponese, che non vedeva di buon occhio l’operato dell’anziano maestro,

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Il film ha tutte le limitazioini stilistiche e di budget, ma anche il fascino dei kung fu-movie di quegli anni, si parla del 1972, attori non sempre dignitosi, montaggio confusionario, ma anche coreografie spettacolari, una trama schietta, e in questo caso un innovativo realismo supportato dallo stile di lotta asciutto ed efficace sviluppato da Bruce Lee che con il suo innato carisma  fa dimenticare qualche piccola ingenuità e strafalcione.

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Bruce Lee lancia il suo alter ego Chen Zhen nelll’olimpo della cinematografia internazionale, dopo aver subito non poche delusioni in quel di Hollywood tra malcelato razzismo, e l’incapacità dei produttori dell’epoca di concepire una star  orientale nel cinema statunitense.

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Negli anni precedenti alla realizzazione di questo film Lee pose le basi di una nuova tecnica di combattimento denominata Jeet Kune Do, che modificava radicalmente la vecchia concezione di Kung fu, aprendosi ad altri stili lotta e inglobandone il meglio. Questo portò Lee ad inimicarsi molte scuole e maestri, e l’ostracismo definitivo dalla comunità di arti marziali cinese arrivò con l’apertura delle sue palestre negli States, e il conseguente insegnamento del kung-fu e del Jeet Kune Do anche ad allievi non cinesi.