A Beautiful Mind, recensione

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Il giovane e talentuoso matematico John Nash (Russell Crowe) è l’esempio vivente del binomio genio e sregolatezza, la sua mente è un intuitivo e infallibile calcolatore, ma la sua personalità è irrimediabilmente minata da una serie di problemi nello stabilire rapporti col prossimo.

Questo non impedisce a Nash di entrare nella prestigiosa Princeton, farsi un amico. il suo strambo compagno di stanza Charles Henman (Paul Bettany) e con una tesi di sole ventisette pagine prendere un secolo di teorie matematiche applicate all’economia e buttarle nel cestino, sostituendole con nuove e incredibili intuizioni che renderanno obsolete persino le teorie dell’esimio economista Adam Smith.

La sua intelligenza, così come la sua eccentricità, non sembrano passare inosservate, alla prima sembra interesssato il governo degli Stati Uniti in cerca di talentuosi crittografi che attraverso l’agente in incognito William Parcher (Ed Harris) recluta Nash, mentre della seconda si innamora la bella studentessa di fisica Alicia (Jennifer Connelly)  che Nash sposerà.

La doppia vita di agente del governo e brillante studente per i primi tempi sembra funzionare bene, ma col passare dei mesi e l’aumentare dello stress il comportamento di Nash si fa sempre più strano e imprevedibile, e Alicia decide di scoprire cosa sta succedendo al marito…

Il regista Ron Howard imbastisce una biopic con ritmi e clichè tipici del thriller, un’idea geniale supportata da un cast in odore di Oscar, la Connelly si guadagnerà una meritata statuetta come attrice non protagonista e il film porterà a casa altri tre premi, miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale, e Oscar a prescindere, avremo la migliore interpretazione di sempre per Russell Crowe, che dopo questa prova dimostrerà anche ai più scettici le sue capacità interpretative.

A Beautiful Mind è complesso e suggestivo come la mente del matematico premio Nobel John Forbes Nash Jr. di cui Ron Howard ha deciso di raccontare l’incredibile odissea. Un film intenso, intrigante e sorprendente, spettacolarizzare una storia come questa senza scadere nella retorica e nella macchietta offensiva non era impresa facile, e solo a un veterano della sensibilità e dell’esperienxza di Ron Howard ci poteva riuscire.