88 minuti, recensione

Nell’incipit scopriamo un serial killer particolarmente creativo noto come il Mostro di Seattle che aggredisce nottetempo nel loro appartamento due sorelle gemelle, disturbato ne riuscirà ad uccidere solo una, mentre con la testimonianza della gemella sopravvissuta e l’apporto decisivo dello psichiatra forense Jack Gramm (Al Pacino) consulente per l’FBI, Jon Forster (Neal McDonough) verrà condannato come autore degli omicidi.

Nove anni più tardi, mentre Forster è a poche ore dalla sua esecuzione un altro killer, forse un emulatore o un complice di Forster, inizia a disseminare cadaveri di giovani studentesse accompagnate da video e indizi che mettono in dubbio la sentenza e soprattutto la testimonianza di Gramm, che riceverà dopo l’ennesima studentessa scomparsa, una telefonata che lo avverte di avere solo 88 minuti di vita.

Inizierà così per Gramm una corsa contro il tempo tra sospetti, depistaggi e inquietanti indizi, in cerca di chi sta lavorando con Forster o intende perlomeno emularne le efferate gesta con tanto di modus operandi fotocopia, mentre  ogni telefonata del killer a Gramm equivale ad un lento countdown verso la morte.

Thriller decisamente poco ambizioso quello messo in scena dal regista Jon Avnet che dopo l’esordio con il drammatico Pomodori verdi fritti alla fermata del treno non ha certo brillato per personalità, sfornando nel frattempo il discreto L’angolo rosso e più recentemente lo scialbo thriller/poliziesco Sfida senza regole, grande occasione mancata che ha visto protagonisti per la prima volta spalla a spalla i divi De Niro e Pacino.

E’ proprio il protagonista Al Pacino a dare un contegno a questa pellicola che è stata rilasciata fuori dai confini americani direttamente in DVD, scelta decisamente azzeccata visto il ritmo quasi televisivo degli accadimenti e una tensione che latita più dell’omicida a cui il protagonista da la caccia, neanche l’escamotage del countdown  scandito durante la visione riesce a sopperire a ritmi troppo dilatati.

88 minuti nonostante tutto potrebbe comunque valere il costo di un noleggio vista la presenza di Al Pacino e del suo stropicciato e carismatico psichiatra, l’importante è approcciarsi alla visione ben consapevoli di tutti i limiti dell’operazione.

Note di produzione: Nel cast compaiono due divi del piccolo schermo lo Stephen Moyer di True Blood e la Amy Brennan di Private Practice, Il film stroncato dalla critica statunitense è riuscito a malapena a recuperare i 30 milioni di budget investiti grazie soprattutto agli incassi internazionali.