Tutta colpa dell’amore: recensione

Melanie Carmichael (Reese Witherspoon) è una di quelle donne in carriera pronta a scalare la vetta del successo e dell’amore, la vita la sta premiando ulteriormente permettendogli di sposare uno scapolo d’oro, il partito più ambito di New york, Andrew Hennigs (Patrick Dempsey) che ha davvero tutto l’aspetto e lo charme di un moderno principe azzurro, ma il passato di Melanie torna prepotentemente alla ribalta rischiando di rovinare l’idillio.

L’ex è tornato e la perseguita? No niente di tutto questo, una cosa più semplice e diciamo burocratica, Melanie è ancora legalmente sposata con un ex-marito che non vede da sette anni e che vive in Alabama, la coppia non ha mai  ufficializzato il divorzio con tanto di documenti e canoniche firme e quindi niente divorzio niente principe azzurro.

Melanie ha lasciato da parte il suo passato, non ne parla volentieri, ma non ha intenzione di mollare l’osso e fatte le valige parte alla volta del paesello d’origine per far firmare i documenti all’ex marito Jake (Josh Lucas).

Una volta sul posto purtroppo o per fortuna, dipende dai punti i vista, le cose non andranno come programmato, Melanie riprenderà il perduto contatto con le sue origini, la metropoli si farà sempre più lontana ed astratta, e l’amore per Jake si rivelerà più vivo che mai creando problemi e tanta confusione…

Il veterano della comedy romantica Andy Tennant (Hitch, Tutti pazzi per l’oro) proprio non riesce a dare un pò di ritmo e coinvolgimento a queso film che scena dopo scena non riesce mai a decollare del tutto pur rispettando tutti i clichè tipici del genere, vuoi perchè gli interpreti maschili non sono all’altezza della protagonista, vuoi che anche quest’ultima sembra un pò persa all’interno di una sceneggiatura che manca di guizzi e verve e nonostante l’impegno profuso proprio non riesce ad emozionare.

Tutta colpa dell’amore delude su molti fronti, ma al contempo mostra tutto il talento della Witherspoon che riesce a rimanere a galla e a divertire a corrente alternata in un’operazione che comunque soffre troppo di alcuni sterotipi trattati in maniera non abbastanza ironica come il conflitto tra la frenetica vita della città contrapposta ai valori e alla dimensione più umana della vita di campagna o l’amore idealizzato e programmato contapposto alla passione travolgente e senza ammenicoli moderni. Peccato un talento sprecato per un film appena sufficiente.