Recensione: Il diavolo veste Prada

Andy sachs (Anne Hathaway) è una ragazza con la testa sulle spalle, non ama l’effimero, ha studiato molto e sogna di fare la giornalista, ma il suo peregrinare di colloquio in colloquio, pur sfoggiando un curriculum degno di nota, la lascia con l’impressione che il suo sogno sia ben lungi dall’essere realizzato.

Il lavoro che riesce a trovare la ragazza è proprio all’opposto dei suoi desideri, assistente personale e segretaria della temibile Miranda Priestley (Meryl Streep), famigerata direttrice della rivista di moda Runaway, soprannominata per la sua spietatezza Il diavolo.

I primi giorni sono catastrofici, Miranda da sfogo a tutta il suo repertorio da matrigna cattiva dando alla povera Andy compiti impossibili da portare a termine con lo scopo di spossare la povera ragazza e costringerla alle dimissioni.

Almeno così sembra, ma Andy è una ragazza intelligente e piena di risorse ed ogni volta riesce con escamotage sorprendenti ad accontentare la sempre più colpita Miranda che lentamente comincia a scorgere la donna che si nasconde dietro la timida, ma determinata ragazza.

Miranda trasformerà quel timido ed impacciato anatroccolo in un bellissimo e determinato cigno, ed andy scoprirà a sue spese il famigerato lato oscuro del mondo della moda quello fatto di battaglie all’ultima copertina, tradimenti e sgambetti professionali.

Tratto dall’omonimo romanzo dell’autrice Lauren Weisberger, i tratti più duri e drammatici del libro sono stati eliminati a favore di una leggerezza da commedia classica, ma la spigolosa Miranda interpretata da una bravissima Meryl Streep riesce comnque a far trapelare attraverso la recitazione il concetto poco edificante che il libro trasmette sul mondo della moda.

Anne Hathaway è ormai avvezza a questi ruoli da principessa impacciata, occhioni da cerbiatto e sorriso disarmante, qui viene nobilitata dalla recitazione della incontenibile Streep che la trascina in duetti irresistibili, ma tutto il cast funziona alla perfezione trasponendo sulo schermo, il mondo della moda attraverso gli occhi di chi ne conosce fino in fondo gli spietati meccanismi.

Il rapporto tra Miranda ed Andy subisce, narrativamente, la giusta evoluzione, coinvolge nella naturale trasformazione degli atteggiamenti da parte del temibile capo in piccolissimi gesti di approvazione verso la ragazza, mai totalmente limpidi e palesi, sempre venati di un sarcasmo che in realtà nasconde un ammirazione ed un affetto in crescendo.

Ottima la prova del regista David Frankel, presto nei cinema italiani con la commedia Io & Marley, un plauso particolare al grande Stanley Tucci, nella parte del comprensivo fotografo Niegel, una indispensabile marcia in più per il film.

Da vedere, perchè caustico e ficcante come solo la satira americana sa essere, ma anche efficacemente patinato ed edulcorato da diventare una sorta di ceneretola moderna priva dello zucchero Disney.