Star System-Se non ci sei non esisti: recensione

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Sidney young (Simon Pegg)  è giornalista in una sgangheratissima rivista di gossip inglese, Young colleziona una serie di servizi scandalistici di infimo ordine realizzando disastrose incursioni in party privati pieni di star e gente che conta, creando caos, risse e colluttazioni varie con divi e bodyguard.

Qualcuno però a New York ha intuito del potenziale e che forse l’intraprendenza di Young potrebbe rivelarsi un talento naturale ed un toccasana per la famosa rivista Sharps, così Clayton Harding (Jeff Bridges) il direttore e grande capo, convoca un incredulo Sidney nella Grande Mela per un colloquio.

Colloquio che si trasformerà  in un lungo e sorprendente percorso professionale irto di ostacoli e lastricato di figuracce, ma che alla fine lo porterà a realizzare il suo sogno, entrare nel gotha dello Star System  dalla porta principale.

Naturalmente nel frattempo incontrerà l’amore, si scontrerà con il duro e spietato mondo del gossip giornalistico d’alto bordo e dovrà addomesticare la sua natura più irriverente, aggressiva e kitsch per mettersi al servizio della nuova linea editoriale decisamente piu’ mordida e accomodante della sua vecchia rivista, ci riuscirà?

Siamo decisamente dalle parti de Il diavolo veste Prada, ma stavolta non è l’effimero e spietato mondo della moda ad essere sotto i riflettori, ma quello di Hollywood e delle celebrità americane e dei suoi meccanismi che passano per potenti figure mediatiche che controllano il successo o l’insuccesso di qualsiasi film, regista o divetta di turno.

Come ne Il diavolo veste Prada anche dietro a Star System-Se non ci sei non esisti c’è un best seller, al timone dell’operazione il produttore televisivo Robert B. Wide,  qui al suo debutto in veste di regista che dimostra da subito una certa padronanza nel maneggiare satira e comedy.

Simon Pegg è assolutamente efficace e spassoso, decisamente uno dei migliori attori comici sulla piazza, il resto è una deliziosa Kirsten Dunst, una Megan Fox sexy e autoironica ed il grande Jeff Bridges che si diverte ad autocitarsi richamando il suo grande Lebowsky.

Mettiamoci alcune divertite citazioni tra cui La dolce vita di Fellini e una graffiante satira appena percettibile, ma decisamente ficcante, che riesce a colpire là dove Disastro a Hollywood di Barry Levinson non era riuscito. Da non perdere.