Big Mama, recensione

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Malcolm Turner (Martin Lawrence) è un agente dell’FBI specializzato in missioni sotto copertura in cui sfoggia una certa abiltà attoriale e grazie a sosfisticati travestimenti, degni dei miglior make-up artist holliwoodiani, riesce a rendersi irriconoscibile, ad infiltrarsi e a risolvere casi molto complessi.

Il suo ultimo caso riguarda un pericoloso rapinatore di banche, evaso e sparito improvvisamente dalla circolazione, l’unico legame con lui è la sua ex Sherry (Nia Long), la ragazza sta per passare qualche giorno da sua nonna, chiamata affettuosamente Big Mama per la sua mole, e Malcolm la sorveglierà sperando che l’evaso tenti di mettersi in contatto con lei.

Purtroppo capita l’irreparabile, Big Mama parte per una vacanza, Sherry è in arrivo e se non la troverà tutta l’operazione di sorveglianza andrà in malora, così Malcolm si affida alle sua abilità e si trasforma nella simpatica e grossoccia Big Mama accogliendo Sherry e il nipotino, sembra che il travestimento funzioni perfettamente, almeno fino a quando Turner non si innamora della ragazza.

Big mama è uno di quei casi in cui sulla carta il film funziona mille volte meglio che sullo schermo, la trama che miscela la comedy con il genere action/poliziesco senza tralasciare il romance e l’ammiccamento al family-movie, un protagonista che ha un indubbia verve da sfruttare al meglio, il lato del make-up così ben sfruttato in film come Mrs. Doubtfire, insomma gli ingredienti per una bella commedia ci sarebbero proprio tutti.

Purtroppo tutti questi generi non si riescono ad amalgamare in maniera consona, finiscono per isolarsi rimanendo ai margini e occupando piccoli frammenti della pellicola. Il poliziesco fa capolino all’inizio e alla fine, l’action è praticamente inesistente, le gag sono forzate e troppo addomesticate per colpire nel segno, il romance è giustamente solo accennato.

Così il film assume la fastidiosa connotazione di commedia carina, di quelle che si ricordano solamente per il posticcio make-up del protagonista e un paio di gag, mentre il resto finisce ben presto nel dimenticatoio.