48 ore, recensione

48-hours (500 x 763)

Un pericoloso detenuto riesce ad organizzare un’evasione da un penitenziario con la complicità di un suo compagno di scorribande, dopo aver ucciso alcune guardie e una volta fuori la coppia si dirige verso San Francisco con la ferma intenzione di recuperare un bottino di una vecchia rapina.

Una volta in città gli evasi contatteranno un ex-socio  e dopo averlo minacciato lo costringono a raccontargli dove è nascosto il mezzo milione di dollari della rapina. Nel frattempo i due evasi incrociano in un albergo ad ore alcuni poliziotti, ne scaturisce un violento scontro a fuoco in cui gli agenti hanno la peggio.

Tra i poliziotti che ingaggiano la sparatoria c’è Jack Cates (Nick Nolte) un detective con problemi di disciplina, un caratteraccio e un’inclinazione per la bottiglia. Cates a causa di una sua esitazione sarà responsabile della morte di un collega preso in ostaggio, favorendo in questo modo la fuga degli evasi.

Cates non ha intenzione di lasciar perdere il caso, e così ignorando gli ordini dei suoi superiori decide di prelevare da un  penitenziario Reggie Hammond (Eddie Murphy), l’unico membro della banda di rapinatori ancora detenuto, l’unico in grado di portarlo al bottino e quindi agli evasi.

Il regista Walter Hill all’attivo il cult I guerrieri della notte, sforna un classico che miscela con efficacia comedy, azione e poliziesco precorrendo i tempi e preparando la strada al cosiddetto filone Buddy-cop che avrà la sua massima espressione nella trilogia Arma letale di Richard Donner.

Stropicciato, tormentato e ruvido Nick Nolte, strafottente, sboccato e logorroico Eddie Murphy, quest’ultimo fa le prove generali per il suo Axel Foley di Un piedipiatti a Beverly Hills. Hill con la sua efficace regia muscolare ritrae un’accoppiata storica, i duetti tra i due sono tutt’oggi strepitosi e la sintonia che si percepisce la si ritroverà in ben poche altre coppie di amici/nemici da grande schermo.

48 ore a quasi trent’anni di distanza mantiene un appeal impressionante, uno di quei rari casi in cui tutti gli ingredienti si miscelano in maniera perfetta a prescindere dagli intenti di regista e produttori, dando vita ad un classico del cinema di genere che è sempre un piacere riscoprire.

Note di produzione: nel cast Annette O’Toole attrice legata a doppio filo alla saga di Superman, sarà Lana Lang in Superman 3 (1983) di Richard Lester e Martha Kent nel televisivo Smallville e Brion James quello stesso anno replicante nel cult Blade Runner di Ridley Scott e l’anno prima nel thriller sempre di Hill I guerrieri della palude silenziosa. 48 ore avrà un sequel Ancora 48 ore ad otto anni di distanza, stesso regista e protagonisti.