Venezia 2012 mercoledì 29: Il fondamentalista riluttante apre le danze

La sessantanovesima edizione del Festival di Venezia apre i battenti oggi, con la cerimonia d’apertura presentata dalla madrina Kasia Smutniak fissata per le 19.00 in Sala Grande presso il Palazzo del Cinema. A seguire ci sarà la proiezione del film d’apertura fuori concorso Il fondamentalista riluttante di Mira Nair.

Per le altre proiezioni fuori concorso alla 17.30 l’evento speciale Medici con l’Africa, documentario di Carlo Mazzacurati e alle 22.30 il documentario Enzo Avitabile Music Life diretto da Jonathan Demme.

IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE

A Lahore sta infuriando la protesta studentesca, mentre il giovane professore pakistano Changez Khan e il giornalista Bobby Lincoln conversano dinanzi a una tazza di tè. Changez, laureato a Princeton, racconta a Lincoln la storia del suo passato di brillante analista finanziario di Wall Street. Narra del fulgido futuro che aveva davanti a sé e della bella e sofisticata Erica con cui avrebbe dovuto condividere quel futuro. Ma l’11 settembre ha cambiato tutto. Gli atteggiamenti sono mutati radicalmente, il suo stesso nome e il volto lo hanno reso sospetto. Rientrato in patria e in seno alla famiglia cui è molto legato, ha accettato una docenza presso l’università del luogo, un focolaio di idee radicali e del nuovo attivismo universitario. Questa conversazione professionale usata come pretesto per l’incontro tra Lincoln e Changez nella sala da tè di Lahore ben presto cede il passo alle vere ragioni per cui l’improbabile coppia è ora insieme in un giorno d’estate: un altro docente è stato rapito dagli estremisti e si sta avvicinando l’ora della sua esecuzione. La famiglia di Changez è stata presa di mira ed è in serio pericolo. Bobby è lì ad ascoltare ma con un suo segreto fine. Nel condurci attraverso i mondi allettanti e culturalmente ricchi di New York, Lahore e Istanbul, The Reluctant Fundamentalist si rivela un’indagine sia esilarante sia profondamente inquietante dei pregiudizi e del fenomeno della globalizzazione.

The Reluctant Fundamentalist è una storia moderna che fa da ponte tra più culture: un’indiana realizza un film pakistano sull’America. Mi sono subito appassionata allo splendido romanzo di Mohsin Hamid, un nitido thriller contemporaneo che sfida ogni retorica sull’identità mussulmana. Mio padre viveva a Lahore prima della separazione tra India e Pakistan. Da bambina, nell’India moderna degli anni Cinquanta, ero immersa in quella che è considerata una cultura pakistana: la musica, la poesia, lo stile. Da allora ho vissuto in tre continenti, in continuo spostamento tra India, America e Africa. The Reluctant Fundamentalist mi ha dato la possibilità di creare un dialogo tra il subcontinente e l’Occidente sul tema di uno scisma che si accentua ogni giorno di più. Questo film, una storia su un conflitto di ideologie più che su una lotta a suon di pugni, è il mio primo “thriller umano”, in cui percezione e sospetto hanno il potere di decidere della vita e della morte. (Mira Nair)

ENZO AVITABILE MUSIC LIFE

Il film su Enzo Avitabile, sulla sua musica e su Napoli, nasce dalla stima reciproca dei due artisti e sulla lunga conoscenza che Jonathan Demme ha del musicista, una figura nota nel panorama musicale mondiale che si distingue per la sua passione per la ricerca e la sperimentazione. Il film è un’occasione unica, quindi, poiché l’occhio di uno dei maggiori registi racconta non solo della musica di un artista “singolare” come Avitabile, ma anche la storia di una città, Napoli, che racchiude tesori e contraddizioni.

Ascoltavo la radio mentre ero in macchina sul George Washington Bridge a New York cinque anni fa, quando ho conosciuto la musica di Enzo Avitabile e la mia vita è cambiata. Avevo deciso di incontrarlo e due anni dopo ne ho avuto l’occasione mentre ero a Napoli. Ci accordammo per collaborare su un ritratto musicale filmato. Tornato a Napoli, abbiamo realizzato il sogno ed Enzo ha invitato musicisti da tutto il mondo per suonare insieme. Enzo Avitabile Music Life è il risultato di una meravigliosa settimana trascorsa con questo grande uomo di musica con il quale ho visitato Napoli e il suo magico luogo di nascita, Marianella. (Jonathan Demme)

MEDICI CON L’AFRICA

Il film inizia nella sede storica di Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti e medici missionari), nel centro di Padova. Don Dante Carraro è un sacerdote. È anche cardiologo, e da quattro anni è il direttore del Cuamm. Insieme a lui un altro sacerdote, più anziano: don Luigi Mazzucato, direttore dal 1955 al 2008, e per niente pensionato. Don Dante spiega perché hanno deciso di chiamarsi Medici CON l’Africa. Perché da sempre, agiscono insieme alle istituzioni sanitarie africane. Il loro compito è duplice: gestire strutture sanitarie disperse nell’immenso territorio sub-sahariano, ma soprattutto, creare percorsi di crescita, anche a livello universitario, in grado di formare sul campo nuove generazioni di medici africani. Un lavoro enorme, che il documentario presenta con un asciutto reportage girato in Africa, lasciando la parola a medici e pazienti, ad adulti e bambini. Numerosi medici raccontano le loro esperienze, i loro entusiasmi e i loro fallimenti. Incontriamo anche alcuni giovani africani che si sono formati nelle aule della facoltà di medicina supportata dal Cuamm. Uno di loro, vicino alla laurea in Medicina, è cresciuto in un orfanotrofio gestito da una straordinaria suora africana, “madre” di centinaia di bambini abbandonati al loro destino.

È stato un lavoro realizzato in modo rapido e impulsivo, senza nessuna strategia né prima, né durante le riprese. L’idea che ho seguito è stata quella di raccontare un mondo che non conoscevo man mano che lo scoprivo, in tempo reale. Il film è la storia di un gruppo di persone che si occupa di portare salute in Africa e del loro modo un po’ speciale di farlo. È venuto fuori un ritratto collettivo, credo, dove ciascuna individualità è fondamentale, ma dove esiste uno spirito comune molto forte che fa convivere tenacia, capacità di sacrificio con dolcezza e anche ironia. Influenzato da questo loro stile ho cercato anch’io di fare un film “leggero” per quanto sia possibile su di una materia comunque drammatica come la questione della salute nell’Africa sub-sahariana. (Carlo Mazzacurati)

 SITO UFFICIALE DEL FESTIVAL