Venezia 2010, Marco Muller racconta il suo festival

Dodici giorni all’inaugurazione della sessantasettesima Mostra del Cinema di Venezia e il direttore artistico Marco Muller rilascia interviste a Il Giornale e La Stampa in cui fa il punto della situazione sull’imminente debutto.

Muller pone l’accento sulla vitalità di un cinema italiano che nonostante i tagli apportati dal governo si dimostra presente e carico di promesse, in concorso ci saranno quattro film senza contare le varie proiezioni fuori concorso.

Gli italiani ormai sono stabilmente quattro. Nessuno si scandalizza se a Cannes o a Berlino Francia e Germania concorrono con quattro film.

Riguardo le polemiche tra cui la ventilata partecipazione di Renato Vallanzasca per il film Vallanzasca: il fiore del male, ritorno di Placido al crime dopo Romanzo criminale, Muller ricorda che il Lido ospita attori e registi e non personaggi extra-film, come accaduto per Chavez invitato da Stone lo scorso anno non sarebbe stato onere della Mostra occuparsene, e a proposito del ministro Bondi:

Il presidente Baratta l’ha invitato. Le persone del ministero che si occupano di cinema verranno a vedere che tipo di produzione si può realizzare quando si riducono i finanziamenti.

Naturalmente immancabile la querelle Pupi Avati, riguardo a ciò Muller si dice dispiaciuto dell’accaduto, ma ribadisce che ad Avati non era stato promesso il concorso:

Abbiamo un gruppo di esperti cui sottoporre le nostre preferenze. E ci siamo imbattuti in cinque voti contrari, mentre le altre opere hanno avuto un consenso unanime…Né io né Magrelli abbiamo promesso il concorso, ma abbiamo parlato della proiezione alla commissione.

E a proposito di qualche rimpianto e obiettivi mancati Muller fa il punto:

Il film di Terrence Malick non era pronto, Clint Eastwood ha deciso di non affrontare più viaggi intercontinentali e per Clooney il problema è stato essenzialmente di date…Il vero rimpianto resta Pupi Avati, l’avrei voluto fuori concorso.