Venere nera, recensione

Seguiamo la breve e dolorosa vita di Saartjie Sarah Baartman (Yahima Torres), esibita come attrazione in un freakshow con il nome di venere ottentotta, prima sfruttata e spacciata per una selvaggia portata in Inghilterra dall’Africa nera da un uomo di pochi scrupoli che venne trascinato, purtroppo senza conseguenze in tribunale per aver fatto esibire la donna in una gabbia, poi studiata da un gruppo di scienziati per alcune sue peculiarità fisiche come i genitali ipersviluppati, con il ben poco nobile scopo di dimostrare alcune folli teorie sull’inferiorità del popolo africano rispetto al nobile ceppo caucasico.

Purtroppo Saartjie si liberò del suo aguzzino solo per finire nelle mani di uno ben peggiore, un bieco sfruttatore di prostitute che dopo averla esibita nei salotti buoni dell’alta società la trascinò sempre più in basso, fino a condurla alla prostituzione, fu dopo la sua morte, sopraggiunta a causa di una grave infezione mai identificata con certezza, che il museo di Parigi acquistò dal laido sfruttatore il suo corpo che venne sezionato dopo averne fatto un calco.

Lo scheletro, i genitali e il cervello di Saartjie furono messi in mostra al Musée de l’Homme di Parigi fino al 1974, il presidente Nelson Mandela nel 1994 dopo la sua elezione chiese ufficialmente alla Francia la restituzione dei resti. La Francia accettò la restituzione dopo quasi dieci anni. Le spoglie di Saartjie sono attualmente sepolte  in Sudafrica.

Il regista tunisino Abdellatif Kechiche (Cous Cous) affronta con coraggiosa schiettezza la tormentata vita di Saartjie Baartman diventata un’icona dei diritti delle donne e di una dignità, che nonostante siano trascorsi oltre duecento anni, è piu che mai una tematica attuale in una società che continua a fare della violenza e delle sopraffazione uno stile di vita, così Kechiche ci narra una storia vera che sequenza dopo sequenza, esibizione dopo esibizione diventa un grido di dolore e di disperazione che la bravissima ed intensa Yahima Torres trasmette con sguardi che che arrivano al cuore.

Venera nera non è un film semplice da affrontare, ma senza dubbio è un’opera necessaria, il bisogno di ricordare è sempre impellente e tutti hanno bisogno di fare i conti con una storia che nasconde singole tragedie dal respiro universale come è appunto quella di Saartjie, insomma assolutamente da vedere, ma consapevoli di andare incontro ad una pellicola volutamente cruda, ma mai compiaciuta, che non lascia nulla alla fantasia, solo perchè la realtà spesso figlia incubi e tragedie di rara ferocia che superano ogni immaginazione.

Note di produzione: il film ha transitato in concorso alla sessantasettesima edizione dellla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 1999 a Città del Capo è stato inaugurato un centro accoglienza per vittime di violenza domestica intitolato a Saartjie, il Saartjie Baartman Centre for Women and Children.