Una notte da leoni: recensione

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A due giorni dal proprio matrimonio, Doug Billings (Justin Bartha) decide di festeggiare il proprio addio al celibato a Las Vegas insieme all’eccentrico e paffutello cognato Alan Garner (Zach Galifianakis) e ai suoi due più stretti amici, nonché futuri testimoni Phil Wenneck (Bradley Cooper) belloccio professore con moglie e figlio a carico e Stu Price (Ed Helms), dentista asfissiato dal controllo della propria compagna a cui ha dovuto mentire pur di partire per la due giorni di divertimento.

I quattro compagni di ventura, arrivati alla metà con una Mercedes del 69 da collezione, giurano di voler passare una delle notti più belle e folli della loro vita, ma non possono immaginarsi che qualcuno allunghi le loro bevande con la famosa droga dello stupro, quella che ti cancella la memoria a breve termine.

L’indomani, Phil, Alan e Stu si risvegliano nella suite del Caesar in subbuglio, una gallina che cammina per il corridoio, un bebè e una tigre in bagno, ma senza Doug, che è scomparso. I tre, reduci dai postumi (da qui il titolo originale Hangover ) più pesanti della loro vita, decidono di ricostruire la serata, cercando tutti gli indizi possibili, per ritrovare il futuro sposo e portarlo in tempo a Los Angeles al suo matrimonio.

Una notte da leoni è una commedia diretta da Todd Phillips, che sorprende per la sua capacità di coniugare una storia lineare con degli elementi folli, che riesce a sembrare uno strampalato film hollywoodiano d’altri tempi, senza essere troppo citazionista o avere il sapore di già visto.

Il film è come un videogioco: ogni situazione equivale ad un livello da superare, attraverso la risoluzione dell’enigma. Ogni livello è strettamente legato a quelli seguenti e ciò che importa allo spettatore giocatore non è tanto scoprire come andrà a finire la storia, quanto viversi la trama.

Lo svolgimento, dicevamo, è un insieme di situazioni verosimili, al limite della realtà, che viene condito di volta in volta con semplice ironia, volgarità o nonsense, che rafforzano il clima goliardico della pellicola.

Concludendo: Una notte da leoni non ha una vera e propria pecca, perché tutto, dall’ambientazione (Las Vegas è il posto dove ogni cosa può accadere) agli attori scelti (il migliore a mio parere è Galifianakis) conosciuti ma non troppo, dai ruoli secondari (Mike Tyson, Heather Graham, e Ken Jeong in particolare) alla colonna sonora (completiva e non invasiva), dai titoli di coda (i più belli visti negli ultimi anni) alla morale (in una vita regolata una notte di follia non è male se si conoscono i propri limiti) funzionano alla perfezione.