Torino Film Festival: 21 novembre. Il punto

Si è aperta all’insegna della mondanità la 26ma edizione del Torino Film Festival, che per la prima volta viene inaugurata nell’imponente teatro lirico del capoluogo piemontese, denominato Teatro Regio, commissionato da Carlo Emanuele III a Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri ed inaugurato nel 1740.

Una veste prestigiosa per accogliere due grandi firme del cinema internazionale come Roman Polanski, al quale l’edizione festivaliera dedica una delle tre retrospettive, e Oliver Stone, per l’anteprima italiana del chiaccheratissimo W., che troverete recensito sul nostro blog. Protagonista del ritratto è il presidente americano uscente Gorge W. Bush, interpretato da Josh Broslin.

Dicevamo di una pellicola chiaccheratissima, sotto certi aspetti ingombrante, che ritrae il presidente degli Stati Uniti in una sorta di “Mr. Bean”, incapace di curare gli interessi propri e del Paese. A tal proposito, riportiamo il testo integrale della conferenza stampa tenuta da Oliver Stone, per il lancio italiano del film:

Il film su un Presidente in carica

Fare un film sul Presidente in carica è stato problematico, sia per la figura controversa del Presidente stesso, sia per la situazione politica che tendeva a mutare in continuazione.
Durante le riprese poteva verificarsi un attacco terroristico oppure gli Stati Uniti, come effettivamente avevano intenzione di fare, avrebbero potuto dichiarare guerra all’Iran. Poi il crollo dell’economia ha smorzato i toni dell’amministrazione Bush, che ha dovuto rivedere i propri piani, e ha danneggiato McCain che i sondaggi davano in vantaggio prima del 16 settembre.
Il film tratta della sicurezza nazionale: il rischio era che l’attualità modificasse l’intento
della narrazione.

Inchiesta o commedia?

Il mio film è lo studio su un personaggio. Non lo considero una commedia ma piuttosto una satira che, come tutti sanno, sta a metà tra la commedia e la tragedia. È un approccio
che anche Stanley Weiser condivideva con me. Questa è la figura dell’uomo Bush che non
ha mai preso seriamente la politica e neanche la sua vita. Ma la vera satira è che, alla fine,
siamo noi ad essere presi in giro dai personaggi che scherniamo, ed è questo il significato
del film perchè l’impatto di Bush sul mondo è più grande di quello di tutti gli altri presidenti degli Stati Uniti, anche Reagan e Nixon. Abbiamo sempre sorriso di quest’uomo sottovalutandolo e male interpretandolo.

La ricerca dei materiali

Abbiamo svolto molte ricerche soprattutto per le immagini ma non per i dialoghi che sono invece il frutto del nostro lavoro di drammaturghi. Per esempio, c’è una scena di ben undici minuti sulla discussione a porte chiuse tra i cinque vertici del governo a proposito delle guerre in Iran e in Iraq: ogni personaggio presenta il proprio punto di vista. Questi dialoghi sono basati sulle dichiarazioni pubbliche dei reali protagonisti e sono il frutto del nostro approccio di cineasti. Per informazioni maggiori sulle fonti su cui ci siamo basati vi rimando al sito ufficiale del film: http://wthefilm.com.
Volevo precisare che il film è una satira, non un documentario: vi ricordo che i drammaturghi esistono prima della cronologia storica. Avendo letto molto sulla storia romana e sulla storia in generale, posso dire che questa è una buona storia. Se mi dicessero che è la storia Dio, direi che questo è un pazzo scatenato.
In America c’è la tendenza a considerare troppo l’opinione degli storici. La vita è ambigua e complessa ed esaminarla significa tenere presente queste ambiguità, le complessità del passato. Il lavoro fatto con Weiser è andato proprio in questa direzione.
Bush è come il Candide di Voltaire, non ha curiosità ma un ego spropositato.

Produzione e distribuzione del film

La produzione del film è stata difficile. Avevamo a disposizione un budget relativamente ridotto: meno di 30 milioni di dollari. È stato girato in 46 giorni e montato in 10 settimane, mentre la stesura della sceneggiatura ha richiesto più di un anno.
In America il film è stato accolto abbastanza bene ma la crisi economica forse ci ha in parte danneggiato perché è diventata protagonista dell’attualità americana più del Presidente stesso. Per gli americani Bush è «morto» il 16 settembre. Tuttavia, nutro grandi speranze per il film di ottenere dei riconoscimenti e di avere una vita lunga oltre alle proiezioni nelle sale. Credo che possa essere ben apprezzato anche in Europa dove Bush non è mai stato molto amato.
Per quanto riguarda la distribuzione italiana del film, è probabile che verrà acquistato da
una casa di distribuzione piccola, indipendente e molto forte che crede profondamente nel
film. E nonostante in Italia l’amore per il cinema non si traduca più in una visione nelle sale, il film potrà comunque continuare a vivere in DVD o essere trasmesso da qualche emittente.

L’America di oggi

La spaventosa crisi economica ha oscurato la differenza di posizione dei due candidati alle ultime elezioni presidenziali rispetto al ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Obama nelle primarie aveva dichiarato di essere contro la guerra in Iraq e di voler ridimensionare la posizione degli Stati Uniti a livello mondiale, mentre McCain voleva fare dell’America una fortezza. Ora i giornalisti sostengono che la vittoria di Obama è dovuta alla crisi economica dimenticando quell’argomento che era invece così importante per gli elettori. Forse paradossalmente l’effetto positivo della crisi è che potrebbe porre fine a questo atteggiamento aggressivo degli Stati Uniti e alla loro volontà di mantenere la supremazia e
la sicurezza mondiali. Come si possono mantenere ora così tante basi militari in tutto il mondo? Come si può pensare di sostenere le tante economie dei paesi del mondo?
Ritengo importante ricordare cosa ha fatto Bush: è come il padre di Amleto che potrebbe continuare a dominare magari reincarnandosi in qualcun altro. Chi potrà essere il prossimo Bush?Magari la Palin potrebbe comparire come un lupo travestito da agnello un domani. Quello che è stato potrebbe succedere di nuovo, per questo non dobbiamo dimenticare.

Bush e la cultura

Nel film c’è un riferimento agli interessi culturali del Presidente Bush nella scena in cui la moglie, scorrendo un quotidiano, gli propone di prendere i biglietti per il musical Cats. C’è un aspetto comico in Bush: la sua lotta costante con le parole che inventa e distorce per far fronte alle sue lacune culturali. È riuscito a dire anziché Martin Scorsese «Martin Sarkozy», negli ultimi anni si è un po’ appassionato di storia e ora pensa di conoscerla.
Ricordiamoci che Bush è famoso per aver detto: «Lascio che sia mia moglie a leggere per me». George W. Bush, come del resto suo padre, non ha mai manifestato un interesse per la vita interiore e l’introspezione che chiama infatti «psicochiacchiera». Bush è l’anti Socrate per eccellenza, dal momento che pensa che la vita non debba essere per nessun motivo esaminata. Il fatto che una persona come questa sia diventata il Presidente degli Stati Uniti è veramente singolare e ci deve far pensare.

Gli attori

Josh Brolin è un meraviglioso caratterista che nel 2007, grazie in particolare a Non è un paese per vecchi è riuscito a far conoscere le sue doti. Fino a quel momento non riusciva a sfondare a Hollywood, per questo ho riscontrato un’analogia col Presidente perchè a 40 anni entrambi avevano fallito, l’uno come attore, l’altro come politico, presidente di una squadra di baseball e uomo d’affari. Un’altra analogia era la figura ingombrante del padre, un famoso attore sposato con Barbra Streisand. Brolin inizialmente si è quasi risentito di queste analogie ma io gli ho proposto immediatamente il ruolo perchè vedevo in lui un atteggiamento texano che si è manifestato nell’accento ben costruito e nella camminata. È una sorta di cow-boy alla John Wayne.
Abbiamo girato il film in sequenza cronologica per seguire i cambiamenti nella vita di Bush. Nello scegliere il cast abbiamo pensato ad attori che non avessero somiglianze fisiche con i reali personaggi ma che potessero in qualche modo sentirsi quei personaggi.

Gomorra

Gomorra è un film forte e complesso, essendo costruito su tanti personaggi, è stato difficile capirlo. In America non siamo abituati a storie così complesse, di solito la vicenda ruota attorno a pochi personaggi. La storia del film è sicuramente triste, ancora di più è vedere che non c’è più una punizione, un rispetto delle regole anche a livello internazionale. E Bush ha contribuito molto in questo senso.

La crisi economica e l’industria del cinema

Non sono in grado di fare una valutazione sull’impatto che la crisi economica avrà sull’industria cinematografica che, sorprendentemente, sa prendere vie inaspettate: si pensi al periodo della Grande Depressione a ai meravigliosi film che ha prodotto.
Quello che mi inquieta di più è l’impatto che le nuove tecnologie avranno sul cinema: stanno vorticosamente cambiando il modo di fare e di vedere un film. Quando osservo i ragazzini che guardano i film su schermi piccolissimi mi chiedo davvero in che direzione stiamo andando.