The Final Destination 3D, recensione

Sono passati nove anni dal disastro aereo del volo 180, otto dall’incidente della Route 23 e tre dal deragliamento sulle montagne russe Devil’s Flight, stavolta siamo sugli spalti di un circuito automobilistico e Nick O’Bannon (Bobby Campo) in compagnia della sua ragazza Lori (Shantel van Santen) e dei suoi amici Hunt (Nick Zano) e Janet (Haley Webb) stanno assistendo ad una corsa, quando Nick ha una scioccante visione che prevede un’imminente disastro che causerà decine di vittime.

Nick spaventato cercherà di convincere i suoi amici a lasciare l’autodromo, e alla fine ci riescirà trascinandosi dietro involontariamente anche alcuni spettatori ed una guardia di sicurezza, naturalmente una volta fuori la visione farà il suo corso e ci sarà un vero disastro sotto gli occhi increduli dei pochi sopravvissuti.

Purtroppo le premonizioni di Nick non si limiteranno a quell’unico episodio e dopo la seconda morte sospetta tra i sopravvissuti al disastro dell’autodromo, Nick comincerà a sospettare che ci sia una sorta di lista da cui la morte in persona sta depennando gli scampati all’efferata dipartita, e così sarà perchè inesorabilmente tutti coloro che Nick aveva salvato quel giorno moriranno in strani incidenti, mentre lui proverà a salvarli uno ad uno nel tentativo di spezzare la mortifera catena di eventi.

La serie di Final Destination sforna il suo quarto capitolo grazie all’invasione di film in 3D provenienti da oltreoceano e se già il secondo episodio aveva detto tutto,  questo ennesimo capitolo è come da copione ulteriormente superfluo, non  togliendo ne aggiungendo nulla alla serie, proponendo solo un efficace e sin troppo furbo 3D di ultima generazione, massicce dosi di CGI e qualche effettaccio splatter sin troppo fumettoso.

Il regista David R. Ellis, già dietro la macchina da presa per il secondo capitolo della serie e regista del divertente Snakes on a plane, riduce il suo apporto al minimo sindacale, colpa in gran parte di uno script che ha lo spessore di una lista della spesa, le morti si susseguono alla velocità della luce, una più improbabile dell’altra, incipit ed epilogo, le sequenze più spettacolari della pellicola in stile disaster-movie, vengono inutilmente appesantite dagli obbligatori inserti 3D con annessa fumettosa e poco realistica CGI.

Tutte le morti sono precedute da un salvataggio in extremis ormai marchio di fabbrica della serie, restano degne di nota le meccaniche che portano ad ogni decesso in cui gli sceneggiatori sembrano aver speso tutta la creatività a diposizione e la sequenza dei titoli di testa con le immagini dei letali incidenti filtrate ai raggi X.

Il cast vede personaggi bidimensionali interpretati da qualche volto televisivo molto amato dai teenager vedi la Shantel Van Santel del teen-drama One Tree Hill o Krista Allen sensuale  prezzemolina di varie produzioni tra piccolo e grande schermo, che ricordiamo con Jim Carrey nell’esilarante scena dell’ascensore di Bugiardo, bugiardo.

The Final Destination 3D è un film concepito ad hoc per una platea di adolescenti, tolto il 3D non resta niente altro che un concept da direct-to-video pronto a finire a tempo di record nel dimenticatoio.