Il rito, recensione

Michael Kovac (Colin O’Donoghue) è un giovane che sembra avere un futuro già programmato, cioè quello di ereditare l’agenzia di pompe funebri del padre (Rutger Hauer), ma il suo bisogno di allontanarsi da una vita e da un futuro che non sente propri lo porterà in seminario con l’iintenzione di farsi coprire le spese degli studi per poi, prima di prendere i voti abbandonare per manifesta mancanza di fede.

La sua intenzione viene però intuita da padre Matthew (Toby Jones), padre superiore della scuola per seminaristi, che informa Michael che se non accetterà di frequentare un seminario per esorcisti a Roma sarà costretto a rifondere tutte le spese dei suoi studi accademici, Michael accetterà a  malincuore trasferendosi in Italia per il periodo di tempo necessario.

A Roma Michael incontrerà Angelina Vargas (Alice Braga), una giovane giornalista intenta a raccogliere informazioni per  scrivere un libro-inchiesta sulle possessioni demoniache e presunte tali e padre Lucas (Anthony Hopkins), eccentrico esorcista di vecchia data dai metodi poco ortodossi da cui Michael verrà inviato affinchè possa testare con mano quanto l’opera del maligno sia tangibile.

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The Horror Zone: 10 ragazzini da incubo

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Oggi dedichiamo la consueta rubrica horror ad una classifica particolare che abbiamo stilato pensando ai pargoli e ai teenager demoniaci che hanno transitato in decine di pellicole horror e che ci hanno mostrato il lato più inquietante di quella purezza che se nel luogo comune viene accomunata al bene, nella realtà dei fatti è spesso un insidioso terreno di confine dove il bene e il male non sono ancora ben definiti e dove la crudeltà nella sua forma più pura è spesso latente e figlia dell’inconsapevolezza.

Così l’horror, il genere che insieme alla fantascienza è riuscito meglio ad esplorare l’inconscio umano affollato di mostri, ha saputo cogliere l’indefinitezza del male attraverso gli occhi dei bambini che diventano via via involucri per il maligno, serial-killer in erba, vendicativi zombie, neonati killer e tormentati demoni.

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Il volo della fenice, recensione

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Un gruppo di ricercatori petroliferi in  Mongolia ha bisogno di soccorso, ad occuparsi della missione di recupero il pilota Frank Town (Dennis Quaid) che con il suo cargo dovra recuperarli  e portarli in salvo.

La missione sembra di routine, insomma Town ne ha affrontate a decine nella sua lunga carriera, ma stavolta come spesso accade l’imprevisto è dietro l’angolo, una tempesta di sabbia investe l’aereo che incapace di prendere quota finisce per  schiantarsi in pieno deserto.

Dopo qualche fisiologico momanto di panico il gruppo si rende conto che i soccorsi potrebbero non trovarli in tempo, ci si organzizza per affrontare le afose giornate e le fredde nottate offerte dall’inospitale deserto del Gobi, poi qualcuno  ha un’idea, al contempo folle e geniale, utilizzare le parti della carcassa del cargo per costruire un rudimentale velivolo con cui  raggiungere una zona abitata

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Angeli & Demoni sul grande schermo

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Angeli e Demoni, due facce della stessa medaglia, luce e oscurità, dalla notte dei tempi si contendono in maniera diversa e contrapposta il vasto territorio dell’anima umana, e di certo il cinema non poteva non raccontarne gli scontri, le gesta ed i dubbi, umanizzandone profondamente ed indelebilmente l’immagine.

Il genere horror ha fatto spesso incetta di credenze e mitologie in questo senso, come nell’Ultima profezia e relativo sequel, gli angeli si dividono in fazioni, e lottano dimostrando tutto il loro lato più oscuro e violento, memorabile il Gabriel di Christopher Walken.

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Recensione: Il respiro del diavolo

Max (Josh Holloway) è un poco di buono in cerca di redenzione, uno che ha sempre vissuto ai margini, ma che sogna una vita normale fatta di lavoro, casa e famiglia, ma i soldi facili e amicizie sbagliate ne hanno inesorabilmente segnato il destino.

Comunque Max non si arrende, lui vuole una vita normale, con la sua ragazza Roxanne (Sarah wayne Callies), cerca di acquistare un piccolo locale da restaurare per aprirci una tavola calda, ma il peregrinare dell’uomo di banca in banca in cerca di un prestito è vano e frustrante, il suo sogno lentamente perde di consistenza, ma la telefonata di un vecchio amico, il losco Sidney Braverman (Michael Rooker), che gli propone un lavoretto perr tirare su qualche soldo, sembra aprire uno spiraglio nella disperata situazione in cui versa Max.

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Liev Schreiber: il sottile fascino dell’ambiguità

Attore dal fascino spigoloso e dalla spiccata personalità, i suoi lineamenti lo fanno prediligere per ruoli dall’ambiguità forte e per personaggi che nascondono lati oscuri e poco rassicuranti, forse poco sfruttato dalla commedia, sarebbe bello vederlo alle prese con un personaggio totalmente positivo, privo di ombre e magari autoironico..

Isaac Liev Schrieber nasce a San Francisco (USA) il 4 Ottobre 1967, padre attore di teatro e madre pittrice, Liv è l’ultimo di sei figli, trascorre l’infanzia in Canada e dopo il divorzio dei genitori si trasferisce con la madre a New York.

L’esordio è con il film tv La scena del delitto, poi sul grande schermo accanto a Steve Martin nella commedia Agenzia salvagente (1994) a cui farà seguito il drammatico Parlando e sparlando (1996).

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