Speed, recensione

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In un affollato edificio in quel di Los Angeles un dinamitardo folle (Dennis Hopper) piazza dell’esplosivo sui freni d’emergenza di un ascensore, per poi una volta presi in ostaggio gli occupanti avvertire le autorità che li ucciderà tutti se non gli verranno consegnati tre milioni di dollari. Due membri della squadra SWAT intervenuti sul posto, Jack Traven (Keanu Reeves) e Harry Temple (Jeff Daniels) intuiscono che l’attentore soldi o non soldi ucciderà comunque gli ostaggi, così decidono di evacuare l’ascensore.

Dopo aver portato in salvo gli ostaggi Traven intuisce la posizione da cui il terrorista comunica e lo rintraccia poprio nell’edificio, ma quest’ultimo munito di giubbotto esplosivo e preso in ostaggio il suo collega Harris, minaccia di farsi esplodere. Traven ha poco margine per decidere, spara quindi alla gamba del partner, e mentre sta per fare altrettanto con l’attentatore in fuga quest’ultima si immola alla causa detonando l’esplosivo.

Sembra che il folle sia morto, purtroppo la realtà è ben diversa l’attentatore ha solo simulato la sua esplosiva dipartita e si è ritirato di buon grado nel suo covo da bombarolo per architettare la sua vendetta, stavolta l’idea è di predisporre un dispositivo a tempo che trasformi un autobus di linea in una bomba semovente.

Così piazzato l’ordigno il folle si godrà lo spettacolo attraverso una microcamera piazzata sul veicolo, nel bus ci sono una ventina di persone tra cui l’autista che ferito lascerà il posto di guida ad uno dei passeggeri, la coraggiosa Annie Porter (Sandra Bullock), che con l’aiuto di Traven, nel frattempo salito sul bus in corsa, cercherà di salvare i passeggeri. Dimenticavo un piccolo particolare, se il bus si ferma o scende sotto le 50 miglia orarie innescherà la detonazione e come si suol dire buonanotte ai suonatori.

Ecco una di quelle volte in cui lo script e una serie di fortunate congiunzioni fanno la differenza, infatti Speed ha nello script ad opera del canadese Graham Yost (Nome in codice: Broken Arrow) l’elemento vincente,  l’ottimo feeling tra i due  protagonisti, la solida messinscena ad opera dell’esperto Jan de Bont (Twister, Tomb raider 2-La culla della vita) e un villain d’eccezione come Dennis Hopper, sono solo optional di lusso che servono a valorizzare un’idea già vincente ed una sceneggiatura che ha l’intelligenza di arricchire un action a tutto tondo, , contaminandolo con elementi tipici del thriller che trasformano Speed, da potenziale divertissement  per patiti dell’azione, in un film che può tranquillamente aspirare ad un pubblico più variegato.

Speed è un ottimo film che si pone tra i migliori lavori di qusto vero e proprio sotto filone, vedi Ticker-Esplosione finale o Blown Away-Follia esplosiva, destinato però a rimanere un episodio unico e difficilmente ripetibile, prova ne è che lo stesso team creativo, regista e sceneggiatore, si riunirà tre anni dopo Speed per sfornare il pessimo sequel Speed 2-Senza limiti, cercando invano di riproporre la stessa formula, la Bullock improvvida si lascerà tentare, Keanu Revees passerà la mano, e seguendo il fil rouge del primo film si sceglierà un villan di spessore reclutando Willem Dafoe, risultato? Tutto un altro pianeta, film anonimo, costosissimo e fracassone, e con un protagonista, il bravo Jason Patric, assolutamente inadatto al ruolo.