Sex Movie in 4D, recensione

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Ian (Josh Zuckerman) un diciottenne alquanto sfigato scopre, chattando in internet, la vogliosa Ms. Tasty, procace illusione virtuale pronta a soddisfare qualsiasi desiderio del ragazzotto a patto che lui affronti un lungo viaggio che lo porterà da Chicago a Knoxville, città dove vive la procace biondina.

Detto fatto, mezzo di trasporto designato per il paese della cuccagna, la Pontiac del rozzissimo fratello Rex, ad accompagnare il caricatissimo verginello, l’amico sciupafemmine Lance (Clark Duke) e l’amica del cuore Felicia (Amanda Crew).

Così tra imprevisti, incidenti di percorso, figuracce e sorpendenti scoperte, il terzetto arriverà a destinazione scoprendo, come molte volte capita nella vita, che è stato più importante il percorso che la meta raggiunta.

Bisogna dire che vista la connotazione demenzial-pecoreccia di questo film e il titolo italiano ammiccante, già mi vedevo a d0vermi sorbire l’ennessimo clone dei vari Disaster Movie e compagnia bella, con una bella sfilza di doppisensi, parodie idiote e trama inesistente.

E invece con mia grande sorpesa mi accorgo che sotto la classica comedy pruriginosa all’America Pie si nasconde qualcosina di più e non solo, alla base dell’operazione c’è addirittura un romanzo, All the Way di Andy Behrens, quindi mi ritrovo a godermi una simpatica e brillante commedia, scritta bene e con un senso compiuto, il che mi lascia piacevolmente sorpreso e intrigato.

Il regista Sean Sanders ci dimostra sulla carta come un genere abusato e ormai artisticamente quasi catatonico, possa regalarci qualche momento di riflessione tra una risata e l’altra, che possa non solo stuzzicare la fantasia dello spettatore, ma utilizzare il famigerato filone sexy-demenziale con intelligenza, non sacrificando per forza la buona scrittura sul’altare dell’intrattenimento.

Sex Movie in 4D, nonostante richiami alla mente un filone ormai trito vi farà divertire e per una volta sfoggerà non poca arguzia, e poi se vogliamo dirla tutta, quell’italiano 4D che vorrebbe parodiare la moda del 3D aggiungendovi un fantasioso surplus di profondità, stavolta, anche se inconsapevolmente, ci ha proprio azzeccato.