Se sei così ti dico si, recensione

Piero Cicala (Emilio Solfrizzi) è un cantante di origine pugliese, che dopo un exploit di un unico brano che nell’estate dell’81 divenne una hit da settecentomila copie, sparisce sommerso dai debiti, finendo per lavorare nel suo stesso ristorante divenuto di proprietà dell’ex-moglie dopo il divorzio.

Costretto a nascondersi a causa dei molti creditori a Piero non parrà vero quando un tizio arrivato da Roma gli proporrà di partecipare alla nota trasmissione per vecchie glorie della musica italiana I migliori anni, in cui Piero dovrà interpretare Io, te e il mare la hit che gli ha regalato la fama e con la quale ha un rapporto d’amore e odio perchè con il suo soverchiante successo gli ha impedito di realizzarsi come cantautore.

Preso il coraggio a due mani Piero si lancia in questa avventura fuori tempo massimo e si ritrova nella Capitale in un mondo all’insegna dell’edulcorato, che sembra davvero troppo fuori sincrono rispetto ai suoi tempi e troppo intento a correre all’impazzata senza alcuna meta definita.

Piero in albergo incontrerà la modella Talita (Belen Rodriguez), splendida e un pò triste, i due si incroceranno per puro caso e per puro caso condivideranno una camera d’albergo in cui Talita e il suo staff si sono rifugiati per sfuggire a paparazzi e giornalisti, quello che Piero non sa è che sarà proprio Talita spacciandolo per la sua nuova fiamma e portandoselo in America a cambiargli la vita, come peraltro la malinconica tenerezza di Piero servirà alla bella modella per risintonizzarsi con una realtà che la fama ha reso sempre più sfuggente,

Il regista Eugenio Cappuccio torna a mettere in scena quella sua velata malinconia già sfoggiata in Uno su due, dove Fabio Volo era un ragazzo che si confrontava con una malattia terribile e spietata come il cancro, stavolta raccontandoci di una meteora musicale interpretata magnificamente da Emilio Solfrizzi che riesce a tenere l’intero film sulle sue sempre più solide spalle, tratteggiando un personaggio che poteva invogliare alla macchietta, ma che l’attore pugliese riesce ad imbrigliare tra giacche lustrinate, improbabili parrucchini e imbarazzanti coreografie regalando qualche sorriso e tanta buona malinconia.

Il film di Cappuccio parte bene, si inerpica nella parte centrale e lascia che tutto sfumi troppo repentinamente nel finale, ma in realtà sono peccati veniali se paragonati alla intrigante confezione della pellicola e alla capacità di dirigere una non attrice come Belen Rodriguez, naturalmente la performance da cinepanettone non conta, mettendole indosso un personaggio, anche questo come quello di Solfrizzi a rischio parodia e invece la coppia lavora in simbiosi, funziona e si supporta a vicenda, Solfrizzi gioca in soupplesse e la Rodriguez si allinea diligente ad un personaggio cucito a misura ed entrambi alla fine della fiera regalano emotivamente qualcosa di concreto.

Se sei cosi ti dico si lavora molto sulle sfumature e in sottrarre, l’intenzione è quella di mostrare, ma non ostentare, di proporre emozioni senza imporle, concetti che Cappuccio applica con diligenza e che accompagnano la visione lasciando in conclusione un pensiero che va oltre i titoli di coda il che non ci sembra davvero poco.

Note di produzione: il film è prodotto dai fratelli Antonio e Pupi Avati, nel cast figurano anche Iaia Forte, Umberto Marino e Antonella Morabito quest’ultima collaboratrice di vecchia data del regista Pupi Avati con il quale ha girato sei pellicole tra cui Il papà di Giovanna, La seconda notte di nozze e Una sconfinata giovinezza.