Saw VI, recensione in anteprima

Saw VI

John Kramer (Tobin Bell) è morto, ma i tremendi omicidi perpetuati ai danni di persone che non sono in grado di redimersi da soli continuano grazie ai suoi discepoli: a proseguire l’opera di bonifica di Jigsaw ci pensa l’investigatore Mark Hoffman (Costas Mandylor) che, dopo aver battuto la concorrenza la concorrenza della prediletta di Kramer, Amanda (Shawnee Smith), e dopo aver fatto cadere astutamente le accuse di emulatore sul povero Agente Speciale Strahm, deve portare a termine le ultime richieste del suo mentore.

Questa volta la vittima predestinata, la numero uno, è William Easton (Peter Outerbridge), un pezzo grosso dell’ufficio dell’assicurazione che ha negato a Kramer la copertura delle spese mediche (e di più non vi dico). Ad aiutare (attenti al verbo aiutare, che ha molti significati) il detective ci pensa niente meno che Jill Tuck (Betsy Russell): la vedova del serial killer, a quanto pare, ha ereditato dal suo defunto marito un po’ del suo sadismo e ha imparato la lezione alla perfezione…

Saw VI, horror diretto dal montatore dell’intera saga, l’esordiente Kevin Greutert, per essere all’altezza dei primi episodi della storia, doveva proporre morti spatter, almeno quanto quelle viste in precedenza, ed avere un finale sorprendente, invece manca di entrambi i requisiti: pur sapendo che il pubblico a cui è indirizzato il film è formato principalmente (o quasi esclusivamente) dai fan della saga, che conoscono a menadito il meccanismo del racconto, il regista fa intuire il finale già dopo pochi minuti, così l’effetto sorpresa va a farsi benedire.

La scelta delle modalità delle morti è molto ben congegnata, ha il pregio di avere maggior sensatezza rispetto al passato (è innegabile che la legge del contrappasso sia ottimamente espressa), ma pecca in spettacolarizzazione: la più cruenta è quella iniziale, mentre le altre, salvo alcune sporadiche eccezioni, non hanno la capacità di farti saltare dalla sedia e nemmeno di farti girare dall’altra parte dal disgusto.

Saw VI, che scorre via velocemente, grazie al buon ritmo tra i flashback (state tranquilli rivedrete ancora Kramer filosofeggiare sul valore della vita), le indagini dell’FBI, e i nuovi giochi pensati dell’enigmista, è consigliato ai fan della saga capaci di non farsi troppe domande sull’illogicità di certi particolari e che accettano uno splatter più intellettuale, fatto di metafore che puntano il dito sulla realtà americana.