La congiura della pietra nera, recensione in anteprima

In un prologo conosceremo la storia di un monaco buddista maestro nell’arte del kung fu i cui resti divisi a metà dopo la morte, verranno trafugati e passeranno di mano in mano, alimentando la leggenda di un loro misterisoso potere che avrebbe permesso a chiunque possedesse entrambe le parti di dominare il kung fu e regnare sul mondo delle arti marziali.

Ciò attirerà l’attenzione di molti guerrieri e molte battaglie si combatteranno nel tentativo di appropriarsi  della misteriosa reliquia, tra questi anche Pietra oscura una gilda di assassini di cui fa parte la fascinosa e letale Pioggia fine (Michelle Yeoh) che tradirà e trafugherà parte della reliquia scomparendo nel nulla.

Durante la sua latitanza Pioggia fine incontrerà un monaco che dopo aver trascorso con lei tre mesi le comunicherà la sua intenzione di dedicare tutta la propria vita alla meditazione e a Buddha ritrirandosi in un monastero, Pioggia fine in preda alla collera lo ucciderà e questo innescherà in lei il bisogno di cambiar vita intraprendendo un percorso di redenzione.

Cambiati i suoi connotati grazie ad un medico cinese Pioggia fine si trasferirà in un villaggio diventando commerciante e incontrando un nuovo amore, ma la Pietra oscura e tutti coloro che bramano la sacra reliquia non hanno dimenticato il suo tradimento e sono ancora sulle sue tracce.

La congiura della pietra nera (Reign of assassins) è un classico wuxiapian, un cappa e spada cinese con massicce dosi di misticismo, girato dal regista cinese Su-Chao Pin in collaborazione con John Woo che figura anche come co-produttore insieme a Terence Chang.

Il film presenta un montaggio alquanto intrigante che alterna tipicità dei kung-fu movies anni ’70 alla dinamicità tipica delle produzioni made in Hong Kong di ultima generazione, tradizione e modernità attraversano l’intera pellicola anche se la prima prende di sovente il sopravvento sulla seconda donando alla messinscena un gradevole look retrò.

La congiura della pietra nera nonostante la presenza della diva Michelle Yeoh e questa gradevolissimo look anni ’70, non riesce, pur provandoci a trasformarsi in qualcosa di memorabile. Il film comunque scorre fluido, cattura e coinvolge con tutti gli elementi tipici del misticismo marziale che hanno figliato in questo ultimo ventennio una vasta platea di neo-cultori, una gran gioia per gli occhi e un nostalgico e riuscito omaggio al cinema marziale che fu.

Nelle sale a partire dal 3 agosto 2012

Note di produzione: il film è stato presentato in prima mondiale fuori concorso all’edizione 2010 del Festival di Venezia in occasione del Leone d’oro alla carriera assegnato a John Woo.