Recensione: Questo piccolo grande amore

Primi anni ’70, periodo di contestazioni e tragici avvenimenti, in un bar il diciannovenne Andrea (Emanuele Bosi)  studente in architettura incontra Giulia (Mary Petruolo), una bella studentessa diciassettenne, i due si cercano, si trovano e si innamorano.

Lui è un sognatore, vuol cambiare il mondo, lei è timida, inesperta, e frequenta un’ambiente e degli amici molto lontani dal mondo di Andrea, ma l’amore sembra più forte, accorcia le distanze e smussa le differenze ed i due danno il via ad una passione grande che ne travolgerà vita, destino e sogni.

Seguirà la cronaca di un’amore che traghetterà i due protagonisti nell’età adulta lasciandogli ricordi ed emozioni indelebili che faranno parte di loro negli anni a venire, perchè questo rappresenta, un pò per tutti, il primo amore.

La premessa devo dire che non mi dispiaceva, ho affrontato la visione con tutta la buona volontà del caso e la speranza di riuscire per una volta a sorprendermi, spinto anche dal fatto che considero le canzoni di Claudio Baglioni, ed in particolare l’album che funge da colonna sonora, una parte importante della mia storia personale.

Quindi bando ai preconcetti, anche quelli sul regista che proviene dal mondo televisivo delle  fiction, mi sono guardato questo film, ma nonostante tutta la buona volontà ecco che mi si presenta l’ennesimo prodotto superficiale confezionato in fretta e furia, con ritmi televisivi e l’anima del musicarello.

La voglia di raccontare i tumultuosi anni ’70 con lo sguardo del primo amore di due giovani e belle speranze del cinema italiano si infrange sulle oggettive difficoltà del regista nel maneggiare una sceneggiatura farraginosa ed incollata scena dopo scena sulle canzoni di Baglioni, qui anche co-autore della sceneggiatura, che seppur belle non possono trasformarsi in un corposo racconto visivo, perchè un video musicale, per quanto esteticamente intrigante, non può essere spacciato per un film, come Adriano Celentano e il suo disastroso Joan Lui a suo tempo hanno ampiamente dimostrato.

Quindi ci ritroviamo di fronte ad una serie di episodi collegati maldestramente ed esilissimi, con dei ritmi da fiction che mal si adattano alla narrazione d’ampio respiro cui il cinema ci ha abituati, non c’è vigore nella riscostruzione storica e iconografica dell’epoca non c’è un minimo spessore nei personaggi che sembrano foto di uno sbiadito ed edulcorato album di ricordi.

Questo piccolo grande amore sembra in alcune situazioni fare malamente il verso a film come come Across the universe, un esempio se non da imitare almeno da seguire per suggestioni e profondità di linguaggio cinematografico e naturalmente suggestioni musicali.

Carini e volenterosi i due protagonisti che si affannano per tutto il film a cercare di riempire l’inesistente sceneggiatura, il regista Riccardo Donna si spartisce a metà le evidenti mancanze di questa operazione con lo sceneggiatore Ivan Cotroneo, salviamo Baglioni perchè non del mestiere, per averci propinato un prodotto smaccatamente commerciale e di fattura televisiva che nulla ha a che fare con la forza e le suggestioni di un periodo e di un album che rimangono sbiaditi e sfuocati sullo sfondo di questo malriuscito musicarello.