E’ morto Piero Vivarelli

Ieri si è spento a Roma all’età di ottantatrè anni il regista e sceneggiatore Piero Vivarelli, un veterano dei cosiddetti B-movies, filone che vede tra i suoi grandi estimatori Quentin Tarantino che in questi giorni ha presentato al Festival di Venezia un omaggio agli spaghetti-western di Sergio Corbucci e al suo Django, pellicola che vedeva proprio Vivarelli in veste di sceneggiatore e che a Vivarelli deve il titolo ispiratogli dal jazzista Django Reinhard.

Vivarelli si è imposto nel panorama del cinema di genere con i primi musicarelli che lo vedono debuttare nel 1960 con Sanremo la grande sfida e collaborare in seguito con molte giovani star della canzone italiana, vedi Mina con cui girerà Io bacio…tu baci, Adriano Celentano per il quale in veste di autore scriverà hit di grande successo come Il tuo bacio è come un Rock e 24.000 baci e ancora come regista dirigendo Rita Pavone nella commedia Rita, la figlia americana.

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Rugantino, recensione

rugantinoNella roma papalina del 1830, il giovane Rugantino (Adriano Celentano), arrogante e spaccone scansafatiche, ha messo gli occhi sulla bella Rosa (Claudia Mori), sposata con il gelosissimo e violento Gnecco.

Rugantino scommette con tre suoi amici che riuscirà a conquistare e  circuire la morigerata Rosa visto che il marito è in esilio, avendo lui commutato, come spia del governo pontificio, una condanna a morte per omicidio in un esilio forzato oltreconfino.

Gnecco, saputo che la sua Rosa non è indifferente al serrato corrteggiamento di Rugantino, torna a Roma durante il carnevale pronto a vendicarsi in un duello a fil di lama, ma inaspettamente un suo avversario politico lo uccide. Dell’assassinio viene, per ovvi motivi, accusato Rugantino che per dimostrare il suo coraggio decide di immolarsi al boia, invece che perdere la propria dignità di fronte all’amata.

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Er più-storia d’amore e di coltello, recensione

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Roma, fine ottocento, la città è suddivisa in rioni, ogni rione è capeggiato da una sorta di boss del quartiere, svelto di coltello e sempre pronto alla rissa per delimitare territorio e imporre la propria autorità.

Dopo un periodo di carcere, a Borgo Pio, torna il pescivendolo Nino (Adriano Celentano) caporione pronto a riprendere il posto che gli spetta di diritto, ad aspattarlo la bella Rosa (Claudia Mori), la sua donna insidiata nel frattempo da un bel pò di facinorosi spasimanti su tutti Augustarello (Gianni Macchia) fratello del macellaio Bartolo (Maurizio Arena), caporione di San Giovanni.

Augustarello nonostante il ritorno di Nino non sembra voler lasciare in pace Rosa, per questo provoca e sbeffeggia Nino fino a costringerlo a partecipare ad una passatella, una versione soft di un duello in cui l’obiettivo e umiliare l’avversario, ma la sfida degenera, Nino si becca una coltellata e Augustarello perde la vita.

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L’emigrante, recensione

immagine-2Metà degli anni ’20, il giovane napoletano Peppino Cavallo (Adriano Celentano) ha la ferma intenzione di scoprire cosa sia successo al padre emigrato anni prima in America e letteralmente scomparso nel nulla, ma per il viaggio servono soldi e per questo il ragazzo lavora in un mattatoio uccidendo capi di bestiame a mani nude. Raccimolati finalmente i soldi necessari per il viaggio Peppino si vede rifiutare il visto per gli Stati Uniti per non aver svolto l’obbligatorio servizio di leva militare.

Peppino non demorde, travestitosi da donna riesce a salire su una nave, qui però rischia più volte di venir scoperto e solo grazie ad una bella cantante di nome Rosita (Claudia Mori), che lo crede una donna e lo assume come cameriera, Peppino riesce a mantenere la clandestinità, ma le bugie hanno le gambe corte, e scoperto l’inganno Rosita spaventata fa intervenire alcuni uomini del boss per cui lavora per dare una lezione all’impertinente travestito.

Peppino però ha una forza notevole e ha la meglio sugli energumeni, purtroppo però la scazzottata gli costa la prigione, prigione in cui conoscerà il logorroico anarchico toni (Lino Toffolo) e da cui uscirà proprio grazie a Rosita che non solo l’aiuterà, ma convincerà il boss Don Nicolone ad assumerlo  coma guardaspalle, ma la scoperta che il suo nuovo datore di lavoro è anche l’assassino del padre perduto complicherà non poco le cose

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Recensione: Questo piccolo grande amore

Primi anni ’70, periodo di contestazioni e tragici avvenimenti, in un bar il diciannovenne Andrea (Emanuele Bosi)  studente in architettura incontra Giulia (Mary Petruolo), una bella studentessa diciassettenne, i due si cercano, si trovano e si innamorano.

Lui è un sognatore, vuol cambiare il mondo, lei è timida, inesperta, e frequenta un’ambiente e degli amici molto lontani dal mondo di Andrea, ma l’amore sembra più forte, accorcia le distanze e smussa le differenze ed i due danno il via ad una passione grande che ne travolgerà vita, destino e sogni.

Seguirà la cronaca di un’amore che traghetterà i due protagonisti nell’età adulta lasciandogli ricordi ed emozioni indelebili che faranno parte di loro negli anni a venire, perchè questo rappresenta, un pò per tutti, il primo amore.

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Massimo Boldi e una vita nel cinema

Se vi elencassi tutti i flm che Massimo Boldi ha interpretato, con annesse date e registi, magari, ricoprirei più di metà dello spazio che ho a disposizione. Entrato ormai a far parte del nostro concetto di intrattenimento italiano, Massimo inizia la sua carriera artistica partendo da un’angolazione piuttosto lontana rispetto a quello che sarà il suo punto d’arrivo: inizia infatti come batterista in una band.

Lo avreste mai detto ? Io no. Suonò la batteria inizialmente ne I Mimitoki, successivamente con La pattuglia azzurra, il cui frontman era niente meno che Claudio Lippi. Proseguì la sua carriera musicale nell’orchestra di Gino Paoli all’ingaggio presso l’Intras Derby Club a Milano.

E’ proprio nel locale fondato da Gianni Bongiovanni e dalla moglie, sul cui palco si erano avvicendati artisti del calibro di Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Giorgio Gaber, Bruno Lauzi, Umberto Bindi, Gino Paoli, Paolo Villaggio, che Boldi si reinventò come cabarettista.

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Enrico Oldoini, un regista da cinepanettone

Il suo nome è legato a moltissime pellicole che, a parte quelle più recenti, hanno allietato le persone della mia età attraverso le riproposizioni televisive. Enrico Oldoini è regista e seneggiatore originario di Porto Venere.

Dopo aver frequentato l’Università a Roma, città nella quale si è trasferito all’età di vent’anni, si iscrive all’Accademia di Arte Drammatica; qui si dedica inizialmente allo studio della recitazione, ma ben presto comprende la sua vera vocazione.

Chissà da quanto tempo già studiava, osservandole, le persone, cercando il modo più efficace per raccontarcele e allo stesso tempo estremizzarne i tratti salienti e farci fare grasse risate. Il lavoro arriva presto, come sceneggiatore e soggettista: scrive infatti per Alberto Lattuada Così come sei (1978) con Marcello Mastroianni e Nastassja Kinski.

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65ma Mostra del Cinema di Venezia: che la festa abbia inizio!

Corredata dalla scenografia del premio Oscar, Dante Ferretti, che vede al centro tre Leoni d’Oro in volo verso il nuovo Palazzo, prende il via oggi a Venezia la 65. Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2008), diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

L’edizione di quest’anno, che pone una particolare attenzione verso le produzioni di casa nostra, prevede cinque sezioni: Venezia 65, Fuori concorso, Orizzonti, Corto Cortissimo, Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato (1946-1975). Verranno proiettati in concorso: 49 lungometraggi in prima mondiale, 3 cortometraggi in prima mondiale, 5 lungometraggi in prima internazionale.

Il cinema italiano è presente, tra le tante opere, con la pellicola in concorso di Pupi Avati: Il papà di Giovanna, con Silvio Orlando, Alba Rohrwacher, Francesca Neri, Ezio Greggio, Serena Grandi, BirdWatchers – La terra degli uomini rossi, una coproduzione italo-brasiliana diretta da Marco Bechis, con Claudio Santamaria, Alicélia Batista Cabreira, Chiara Caselli, Abrisio Da Silva Pedro, il nuovo film di Ferzan Özpetek, Un giorno perfetto, interpreatato da Isabella Ferrari, Valerio Mastandrea, Valerio Binasco, Nicole Grimaudo, Stefania Sandrelli e Il seme della discordia di Pappi Corsicato, con Caterina Murino, Alessandro Gassman, Martina Stella, Michele Venitucci, Isabella Ferrari.

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