Recensione: Quarto potere

Muore il magnate dell’editoria Charles Foster Kane (Orson Welles), un uomo chiuso, problematico e misterioso, problemi caratteriali causati di un trauma infantile mai elaborato, che ci viene mostrato con un  Kane bambino allontanato, con il consenso della madre, dalla sua casa e dalla sua famiglia e cresciuto da un uomo d’affari con il compito di educarlo e amministrarne l’immensa fortuna, L’ultima parola pronunciata da Kane in punto di morte è un misterioso Rosabella, un nome che ci accompagnerà fino ai titoli di coda.

Il film è diviso in blocchi temporali che seguono l’antefatto, che è anche l’epilogo del film, il primo flashback è un cinegiornale che ci parlerà del Kane pubblico, della sua sfarzosa tenuta, del suo tutore, dei suoi matrimoni falliti e della fonte della sua immensa ricchezza.

Poi si passerà al microcosmo umano che ha popolato la vita di Kane e che ne ha visto crescita e acquisizione di sempre più denaro e potere, un giornalista cerca queste figure basilari per la conoscenza di un kane più privato, quindi sentiremo raccontare del banchiere Tatcher ( George Coulouris) e del suo rapporto con Kane, poi sarà la volta del caporedattore Bernstein (Everett Sloane), braccio destro di Kane, del giornalista Leland (Joseph Cotten) il migliore amico del magnate e una schiva e recalcitrante Susan Alexander (Dorothy Comingore) seconda moglie di Kane.

L’epilogo è con la figura del maggiordomo Raymond (Paul Stewart) che per mille dollari racconta il suo Kane al giornalista, un racconto che non soddisfa per nulla l’uomo che decide di proseguire la sua ricerca cercando risposte nella bramosia di  ricchezza, ma anche nello strano e compulsivo accumulare ricordi ed oggetti a prima vista privi di alcun valore. Il nome Rosabella rimarrà un frammento non ancora leggibile della vita dell’uomo, ma questo mistero sarà svelato solo a noi spettatori, nell’ultima sequenza del film.

Quarto potere è il primo lungometraggio di un Orson Wells carico d’entusiasmo e di una passione per il cinema pronti a deflagrare in un capolavoro di tecnica, narrazione e contenuti, Welles ci regala una struggente interpretazione di un uomo solo, ferito dalla vita, la cui ricchezza non riesce a colmare il vuoto che ne divora le emozioni, ma Quarto potere è anche una profonda analisi critica della stampa, del suo grande potere, ma anche della sua fallibilità e dalla sua natura manipolabile e manipolatoria

Quarto potere è stato designato a livello internazionale come uno dei migliori film della storia della cinematografia e l’American Film Institute l’ha decretato il miglior film americano di sempre. Il film è stato fortemente boicottato dai magnati della comunicazione dell’epoca che riuscirono a limitarne la circolaziome, William Randolph Hearst, imprenditore editoriale fu figura importante nel tentativo di distruggere fisicamente il film, chiese invano di bruciare pellicola e negativi originali offrendo alla casa di produzione R.K.O. 800,000 dollari per questa operazione,

Il boicotaggio comunque funzionò a dovere, perchè il film non ebbe il successo che meritava e agli Oscar ricevette solo una politicamente corretta statuetta per la miglior sceneggiatura originale, ma gli anni hanno dato ragione a Welles e a questo capolavoro che ha il pregio fondamentale di essere una vera lezione di cinema a disposizione di chiunque voglia fruirne, quindi perchè non approfittarne?