La guerra dei mondi, l’astronave da guerra aliena

Ancora news su alcuni intriganti pezzi vintage dedicati la mondo della fantascienza classica nella nostra consueta rubrica dedicata ad action figures e gadget cinematografici.

Dopo avervi presentato la scorsa settimana la statua del robot Maria dedicata al cult Metropolis di Fritz Lang, oggi tocca ad un altro classico stavolta anni ’50, La guerra dei mondi di Byron Haskin, adattamento dell’omonimo classico letterario di H.G. Wells, già trasposto in un dramma radiofonico nel ’38 narrato da Orson Welles, in una serie tv anni ’80 e recentemente oggetto di un remake made in Hollywood firmato da Steven Spielberg.

Dopo il salto vi proponiamo una dettagliata riproduzione delle letali macchine da guerra aliene presenti nel film, ormai delle vere icone per il genere, l’astronave oltre ad una base di notevoli dimensioni presenta una ragguardevole apertura alare di ben 50 cm e alcuni led funzionanti che ne riproducono la classica luminescenza verdastra. Questo gioiello per intenditori, già disponibile per la vendita, è stato rilasciato in un numero di pezzi limitato a 500 esemplari.

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Costantin Costa-Gravas: un cineasta militante

Costantin Costa-Gravas cineasta greco classe 1933, dopo il trasferimento in Francia, dove studia lettere e cinema, nel 1965 gira il suo primo film europeo, Vagone letto per assassini, con  Yves Montand che diventerà il suo attore feticcio per tutte le produzioni europee.

Regista impegnato e provocatorio, si distingue  con Il 13° uomo, dramma che affronta la seconda guerra mondiale, mentre con Z-l’orgia del potere pone l’accento sulla politica e la dittatura del suo paese d’origine vincendo un Oscar come miglior film straniero nel 1969.

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Recensione: Quarto potere

Muore il magnate dell’editoria Charles Foster Kane (Orson Welles), un uomo chiuso, problematico e misterioso, problemi caratteriali causati di un trauma infantile mai elaborato, che ci viene mostrato con un  Kane bambino allontanato, con il consenso della madre, dalla sua casa e dalla sua famiglia e cresciuto da un uomo d’affari con il compito di educarlo e amministrarne l’immensa fortuna, L’ultima parola pronunciata da Kane in punto di morte è un misterioso Rosabella, un nome che ci accompagnerà fino ai titoli di coda.

Il film è diviso in blocchi temporali che seguono l’antefatto, che è anche l’epilogo del film, il primo flashback è un cinegiornale che ci parlerà del Kane pubblico, della sua sfarzosa tenuta, del suo tutore, dei suoi matrimoni falliti e della fonte della sua immensa ricchezza.

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I De Laurentiis, una dinasty tra passato e futuro

Se il cinema come spettacolo supera i 110 anni, la dinastia De Laurentiis viaggia ormai verso i 70, a partire dalle prime apparizioni sullo schermo dell’allievo-attore del Centro Sperimentale di Cinematografia, Agostino, classe 1919, divenuto in seguito il producer Dino, che gli americani hanno battezzato con il nome di “the Legend“.

Di poco posteriore, nell’immediato secondo dopoguerra, la discesa in campo del fratello maggiore Luigi (1917-1992), validissima spalla da subito e poi realizzatore in proprio; e l’organico familiare è completato ben presto dal fratello minore, Alfredo (1924-1981), apprezzato organizzatore generale.

Finché spunta Aurelio, figlio di Luigi; e mentre a Hollywood opera da tempo come attiva produttrice Raffaella, figlia di Dino, a Roma è già al lavoro un Luigi nipote, figlio di Aurelio, che nei voti del clan continuerà la tradizione.

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Festival di venezia dalla undicesima alla ventesima edizione: Senso o Romeo e Giulietta?

Dopo un lungo tramonto, durato qualche anno, Venezia è riuscita a rialzare la testa, ad appoggiarsi sulle proprie mani, e ha cominciato a scrollarsi di dosso le macerie della guerra. Macerie fisiche, macerie culturali. Come una fenice nascitura, il festival ha continuato ad ardere sotto la cenere (mio dio, sembro Louis Miguel!) fino alla resurrezione, con l’arrivo del 1946.

Come per tutti, anche per il Festival di Venezia l’uscita dal tunnel non è stata nè immediata, nè indolore. Aiutato da una incredibile voglia di ricomincire, a dall’esplosione dell'”artisticità” repressa in quei difficili anni, il Festival riprende, stavolta a pieno regime.

Ed è il Neorealismo a fare da testimone a questo secondo inizio, anche se i film che lo rappresentano più da vicino, sembrano inizialmente non riscuotere il successo meritato; in questi anni si riaprono le porte al cinema internazionale, che torna, portando orgogliosamente sul vassoio una sequela interminabile di grandi registi e divi di ogni genere.

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