Recensione: Mato Grosso

Lui, il Dottor Robert Campbell (Sean Connery), attempato e affascinante ricercatore dai modi nurberi molto vicino ad una cura per il cancro. Lei, la determinata e volitiva Dottoressa Rae Craine (Lorraine Bracco) rappresentante di una ditta farmaceutica che vorrebbe il brevetto della cura che Campbell sta sviluppando. La foresta del Mato Grosso è la galeotta cornice che vedrà i due all’inizio scontrarsi e respingersi, per poi lasciarsi trasportare dai sentimenti che ben presto prenderanno il sopravvento, Sullo sfondo il dramma degli Indios e la distruzione incontrollata della foresta più grande e necessaria del pianeta.

Torna dopo il successo di Caccia a Ottobre Rosso l’accoppiata john McTiernan/ Sean Connery, stavolta purtroppo il risultato è più modesto. McTiernan è regista d’esperienza, nonchè abile nel manipolare visivamente  copioni in cui l’azione è a farla da padrone, e quando si trova a dover maneggiare un dramma ecologista con una discreta dose di romanticismo, le difficoltà vengono a galla.

Stabiliamo subito  il fatto che Mato Grosso è un film che alla fine, difetti a parte, riesce comunque a coinvolgere, perchè si dimostra racconto d’ampio respiro, narrato come i film di una volta, in cui natura, sentimenti, passione ed avventura  ben si amalgamavano regalandoci cuori infranti e passioni travolgenti tra maestosi paesaggi e suggestive location, quindi in questo caso siamo sicuramente di fronte ad un buon film.

La suggestiva location, è ottimamente ripresa e fotografata, la parte ecologista con il contrasto natura/civiltà è ben congegnato e tocca le corde giuste, ma è la love-story tra i due protagonisti il punto debole, i due protagonisti, che si limitano a platoniche schermaglie amorose per tutta la durata del film, sembrano poco coinvolti e di conseguenza ben poco coinvolgono chi guarda.

Sean Connery, utilizzando tutta la sue esperienza d’attore consumato, tiene comunque la scena in modo impeccabile, il suo medico eremita dai modo burberi affascina non poco, Lorraine Bracco fa quel che può, divertente nelle scene dei primi approcci con lo scorbutico dottore un pò meno credibile durante la lenta e inesorabile infatuazione.

Se alla fine soppesiamo pregi e difetti, il film ne esce a testa alta, la professionalità e la capacità di coinvolgimento di tutto il team di lavoro è impressionante, mettiamoci anche una location che ci ispira meraviglia e fascino ed il gioco è fatto.

Un McTiernan decisamente non al suo meglio, gli incassi all’epoca dell’uscita nelle sale furono deludenti, ma comunque un film da vedere, analisi critica a parte, perchè affronta il tema ecologista con il giusto appeal, e cosa fondamentale, senza eccessi di retorica.