Only God Forgives non convince Cannes. E Ryan Gosling dà forfait

Non è stato un trionfo, come in realtà ci si aspettava, l’esordio a Cannes per “Solo Dio Perdona”. L’attore di “Drive” rinuncia alla passerella e manda un video per scusarsi, adducendo i motivi.

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Dio, solo lui, perdona. Ryan Gosling, invece, si scusa. Possiamo riassumere così l’ingresso sulla Croisette del film diretto da Nicolas Winding Refn, regista danese che con Gosling aveva condiviso l’avventura di “Drive“. Oggi, era attesissimo in cartellone “Only God Forgive”, nuova fatica che li vede di nuovo insieme dopo il successo di tre anni fa. Uno dei due, però, non c’era.

Gosling ha inviato un videomessaggio in cui ha chiesto scusa ai presenti. In questo momento è impegnato con le riprese del suo primo film da regista, “How to catch a monster“. Per questo motivo ha dato forfait.

Il film che lo vede protagonista nuovamente diretto da Refn, proiettato questa mattina, non è andato benissimo a Cannes. Pochi applausi e tanti ‘buu’ di disapprovazione. Certo, non ‘buu’ razzisti di quelli che vanno tanto di moda negli stadi. Anche se, a dirla tutta, i francesi del cinema sono un pò ‘razzisti’ con i film stranieri. Ma questa vuole essere un’altra storia.

Il regista danese, in mattinata, ha spiegato le motivazioni del titolo e della trama: “Ero in una fase difficile della mia vita – ha detto Refn – Aspettavamo il secondo figlio e la gravidanza era complicata, avevo dentro una rabbia che non sapevo come canalizzare. In quei momenti, uno si rimette a dio. E’ qui che ho avuto l’idea di un personaggio che si elegge dio e della sua relazione con una madre divorante e suo figlio. Ho realizzato un film sulla nozione di spiritualita’ e misticismo”.

Trama che vede protagonista proprio Gosling, nei panni di un americano che ha cambiato vita e si è trasferito a Bangkok. Qui, Julian (questo il nome del suo personaggio) gestisce un boxing club per coprire il traffico di droga. Con Gosling c’è Kristin Scott-Thomas, nel ruolo di sua madre. “Only God Forgives” è un film violento, ma anche a ciò Refn sa dare prontamente una spiegazione. “L’arte e’ un atto di violenza, penetrazione che parla al nostro subconscio e io ho un po’ l’approccio di un pornografo. Ciò che conta è quello che mi eccita”.