Motherhood-il bello di essere mamma, recensione

motherhood []Eliza Welch (Uma Thurman) sta per affrontare una giornata campale, una sorta di mini-apocalisse in versione familiare, con annessi il solito marito emotivamente sbadato (Anthony Edwards), un sogno, fare la scrittrice, indispensabile per andare avanti, un paio di figli di cui una in procinto di compiere gli anni, non dimenticando un cane incontinente che non ha di meglio da fare che aggiungersi al marasma creando ulteriore scompiglio.

Così ha inizio una di quelle giornate in cui solo una super-mamma moderna con superpoteri da casalinga potrebbe affrontare, la missione è mantenere la calma e organizzare una festa di compleanno con annessi bambini urlanti per accontentare la filglioletta di sei anni, meno male che ogni supereroe che si rispetti ha un’amichevole spalla, e in questo caso il Robin di turno è la migliore amica Sheila (Minnie Driver).

E’ Così che in una sola giornata, che rappresenterà per la donna la summa di una vita, che Eliza affronterà le problematiche al femminile degli anta, il desiderio di una relazione proibita, una torta di compleanno ad orologeria, un memorabile parco-giochi, una caccia al pargolo e un continuo e inarrestabile desiderio di fuga, ma tutta questa baraonda emotiva servirà solo a farle capire ancor di più quali siano veramente le sue priorità nella vita.

Decisamente riuscito questo film interpretato da una straripante Uma Thurman in versione mamma moderna, un premio al prestigioso Sundance Film Festival e la sua matrice di piccola comedy indipendente ne fanno un oggetto anomalo da tenere d’occhio.

Motherhood meritava sicuramente di più dalla sbadata distribuzione italiana, intanto perchè è un film con un’intrigante prospettiva tutta al femminile che unisce la leggerezza ad un certo spessore di fondo, e poi perchè pellicola dotata di una certa verve che viene dalla poca esperienza su grande schermo della regista Katherine Dieckmann, alle spalle videolclip musicali per i R.E.M. e due misconosciute comedy indipendenti, ancora immune dalle facili tentazioni del cinema mainstream e  dotata di un’intrigante impronta personale ancora tutta da scoprire.